Due chiacchiere con Giovanna Giordano

a cura di Renzo Pavese (estratto dell’intervista)
Giovanna Giordano è nata a Milano e vive a Catania. Insegna Estetica all’Accademia di Belle Arti di Catania. Oltre che scrittrice è anche giornalista e saggista. È sposata con lo scrittore catanese Marco Vespa, autore di La maniera dell’eroe (Minumum Fax, 2000) e di Nata in riva al mare (Marsilio, 2007). È autrice tra l’altro di queste importanti opere:
Trentaseimila giorni (Marsilio, 1996), Un volo magico (Marsilio, 1998), Il mistero di Lithian (Marsilio, 2004). Ha vinto due volte il Premio Sciascia, l’ultimo suo romanzo è stato presentato al Premio Strega
.

Quale è stato il suo rapporto con Fernanda Pivano, a cui ha dedicato il romanzo Trentaseimila giorni?
Senza Fernanda Pivano forse non saremmo qui noi due a parlare. Sono e sarò sempre riconoscente a Fernanda e il suo amore nei momenti di scoraggiamento ancora mi riscalda. Lei ha voluto che scrivessi il mio primo romanzo perché la storia le era piaciuta. Lei ha telefonato al mio primo editore e lo ha convinto con parole sincere.
“I libri sono la medicina dell’anima”?
Confermo, i libri sono la medicina dell’anima. Omero non avrebbe scritto niente se non avesse sentito che il suo libro avrebbe spinto al viaggio i pigri, svegliato il sogno nei cinici, riscaldato la vita a qualcuno nelle notti d’inverno. Ogni scrittore sa che il proprio libro comunque trasforma la percezione del mondo a chi lo legge, per qualche ora e a volte per sempre.
Perché ama viaggiare?
Sciascia diceva che ci sono siciliani di mare e siciliani di scoglio. Quelli di mare andavano per mare, quelli di scoglio restavano a guardare il mare e quelli che partivano. Mi sento donna di mare, pronta a partire in qualunque momento e triste se si accumula troppa polvere sulla  mia valigia.
Quali sono gli aspetti più significativi dell’Africa del romanzo Un volo magico?
È il continente al mondo più disperato; è il continente al mondo più felice. C’è una forza bambina che in Europa è scomparsa da tempo. C’è una forza comica che è rimasta intatta dall’origine del mondo perché gli uomini grevi e tristi non l’hanno soffocata. L’aviatore italiano che nel mio romanzo è protagonista, è travolto dall’assurdo e dal fantastico. Poi non è un aviatore che sgancia bombe, lui consegna solo la corrispondenza ai soldati italiani in Etiopia. Ho attraversato tutta l’Etiopia per scrivere il romanzo e credo di aver raccontato solo una piccola parte del mio incantamento.

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Una risposta a Due chiacchiere con Giovanna Giordano

  1. Melania Buscemi,ex allieva Accademia di belle arti di catania 99 scrive:

    sempre meravigliosa!!!

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