Estratto dalla rubrica “Contagio e dintorni” del Numero speciale 26/27 del Periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni”

Contagio e dintorni

Di-scorrendo di dis-umanità e d-istanze

Sono le mani gli avamposti

Sono le mani gli avamposti

le antiche sorelle gemelle

si allungano le braccia

a delimitare le distanze

i confini delle nostre

esacerbate esistenze

nuove geometrie regolano la vita

estranei al loro arcano respiro

sì rinserrano i corpi

sordi vuoti abitati da

una fragile umanità 

che solo protezione invoca

ma il contagio non può

fermare la notte 

nera gravida di spore 

aruspice del mistero

fertile nel tepore

di una neonata Primavera

aruspice del mistero fertile nel tepore 

Al limite che fronte era

Al limite che fronte era

le parole stanno

enigmatiche sfingi

a scrutare la meta

Fabbriche di silenzi

le strade le piazze

fucine di echi mute

un peana recitano 

Invitte le voci

s’innalzano libere

moltitudini i destini

sognati in quarantena

Roma che primavera è agosto

Roma che primavera è agosto

muta riecheggi dei traumi

dei mancati gesti dei perduti

sguardi i corpi dei tuoi ingrati

figli rinchiusi tra i nuovi

angusti confini le case

chiese senza croci e

senza segni di pace

i cinguettii l’unica compagnia

e tu profumata vestita solo

di petali di mandorlo e di pesco

struggente ti pavoneggi

al declinare del tuo tramonto

Luca Carbonara

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