La recensione di Saveria Chemotti a “Riscossa” edito da Anima mundi edizioni. La storia di un viaggio, protagonisti la scuola, l’educazione e… l’amore per le parole

Riscossa: parola da scandire

Raramente consiglio di leggere un libro. Per pudore, per timore, per gelosia; spesso per non condividere l’emozione che mi ha suscitato leggendolo. Un privilegio tutto personale e segreto. Questa volta mi smentisco volentieri perché avverto la necessità e l’urgenza di manifestare tutta la mia ammirazione per un libretto pubblicato da Anima mundi edizioni nel 2020 in una collana dal nome evocativo come Vocabolario dell’arca. Parole in caso di diluvio. Si intitola Riscossa ed è opera di una delle voci letterarie più interessanti di questi ultimi anni, quella di Michela Fregona.

La storia ripercorre magistralmente un viaggio in quattro tappe nel quale “il prima e il poi si relazionano” in ciascuno di noi per “ascoltarsi” all’interno di un processo di cambiamento che coinvolge la scuola, “il più potente agente di cambiamento della società.” 

La scrittura di Michela Fregona, insegnante in una scuola serale, si dipana con una prosa che vibra, suggerisce e testimonia, anzi risuona come voce che appartiene alla collettività dei ragazzi adulti che la frequentano. Una voce che disegna e insegna cosa significa prendere coscienza delle parole che si condividono durante le ore di lezione, ma anche in quelle deputate a viaggi cosiddetti di istruzione, entro molteplici esperienze che paiono sterili e diventano invece sostanza della conoscenza. Tutto dipende dalla guida, dallo sguardo che suggerisce, provoca, sperimenta entrando in conflitto con sé stessa e in empatia con gli studenti che sono allievi, “creature” che ascoltano, scoprono, si relazionano e imparano perché la mano che li guida li sorregge abbattendo le barriere istituzionali, le meschinità degli operatori burocratici che in questi anni hanno svalutato un patrimonio di opportunità a cui era demandato il compito privilegiato di “confrontarsi con la vita, i suoi temi, le paure più profonde”, la consapevolezza del proprio diventare e della possibilità di desiderare.   

La riscossa allora comincia proprio dalla comprensione del valore delle parole che si abitano: scuola non è solo catasta di nozioni, è bene collettivo, risorsa, competenza e conoscenza che scruta il passato e progetta il futuro. Riscossa per non arrendersi all’ovvio e sapersi stupire dinanzi alle reazioni sorprendenti dei ragazzi in sneakers scalcagnate che si incantano, senza ammutolirsi, al cospetto di una statua di Leonida, il guerriero greco che si erge severo sulla piana delle Termopili e si commuovono stupiti davanti alla scultura inquietante del Cristo velato, in una Napoli traboccante di provocazioni suggestive che li induce a riflessioni sulle stesse qualità delle proprie scelte faticose. Lo stupore di quegli occhi a volte stanchi dopo una giornata di lavoro, in lotta con il sonno che appassisce le ciglia, ravviva la loro intrinseca vivacità e la proietta a sfidare la pregnanza di versi che li proiettano al di là di una siepe mitica e apparentemente insuperabile. Leopardi rivive davvero nelle loro riflessioni, nelle interpretazioni originali che scandagliano la parola poetica per afferrare la profondità di un percorso che li accomuna distinguendoli, una parola che si fa specchio e non ammutolisce dinanzi a un’opera d’arte, ma si ricompone in una nuova partitura con strumenti sorprendenti che emozionano chi legge queste pagine mirabili.

Allora essere insegnante è altro mestiere da quello che oggi si pensa come servizio pieno di disfunzioni da emendare, con un drastico ridimensionamento delle risorse, e che non ragiona sul bisogno vitale di formare nuove qualifiche e nuove prospettive per consentire alle giovani generazioni di essere più consapevoli del loro divenire e della potenzialità del sapere come luogo della felicità.

Michela Fregona non si cimenta in un libello ideologico e polemico di maniera, colora la sua riflessione narrativa proiettando immagini, parole e mondi che superano il freddo rigido di una lezione tradizionale, coinvolge chi legge e lo provoca a ripensare il suo percorso di apprendimento e a confrontarsi nei tempi e negli spazi del tempo nel presente e nel futuro, anche poggiandosi sulla leva di una tradizione umanistica che va tolta dai cassetti polverosi delle nozioni moltiplicate.

Le pagine di questo libretto prezioso sono una provocazione e un invito. Leggerle significa godere della loro fluidità e scorrevolezza, ma anche dell’opportunità di sedersi per qualche ora sui banchi di quella classe di una scuola professionale, palpitare con quei ragazzi multicolore, godere della loro curiosità, divorando assieme panini e paste, dolci e salati, come la vita.

                                                                                                                          Saveria Chemotti

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