L’irresistibile richiamo del sound di “Two and the machine” il nuovo album della sorprendente etichetta nusica.org. Intervista a Michele Tedesco e Gian Ranieri Bertoncini

L’irresistibile richiamo del sound di Two and the machine il nuovo album della sorprendente etichetta nusica.org

Intervista a Michele Tedesco e Gian Ranieri Bertoncini

a cura di Luca Carbonara

Gian Ranieri Bertoncini e Michele Tedesco

Come nasce il vostro sodalizio prima umano e poi artistico?
GRB – MT : Invertirei cronologicamente le due cose. Prima è stato un incontro
professionale, in un progetto in cui eravamo entrambi stati chiamati come “sessionmen”. Fatalità… pur abitando a pochi chilometri di distanza ci siamo conosciuti in quel contesto a Trento, cioè da tutt’altra parte… In quella occasione ci siamo
ripromessi di tenerci in contatto per lavorare su nostre idee e così e nata una proficua
ed assidua collaborazione. Con Michele ho un rapporto molto costruttivo, sia sul
piano musicale che su quello di confronto di idee, nonostante il notevole divario
anagrafico… tanto per capirci: lui mi chiama spesso il “nonnetto scorbutico” :-). In
realtà c’è molta affinità di intenti e metodo di lavoro, diciamo che siamo entrambi
abbastanza stacanovisti…

Michele Tedesco

Che cosa significa per voi suonare? Se in principio era il Verbo e se la vita era la luce degli uomini dove nasce la musica nel silenzio siderale che tutto avvolge austero custode della memoria del cosmo?
GRB: Suonare per me è un’esigenza creativa che ho sempre sentito come una
componente imprescindibile nella mia vita. Per entrare più nel dettaglio penso di
essere più un “organizzatore di suoni” che musicista nell’accezione classica del
termine. E’ proprio questa pulsione mi ha spinto ad esplorare più direzioni possibili
anche se la centralità esecutiva rimane sulla batteria. Il Suono è un’arma potentissima
e di cui ho un profondo rispetto, purtroppo spesso viene trattato con superficialità o
per secondi fini non strettamente connessi alla sua essenza e questo è a mio avviso un
atteggiamento inaccettabile.
MT: ho cominciato a suonare, come molti musicisti, a 3,4 anni. Non ho mai
smesso, indi la definirei un’esigenza tanto primaria ed irrinunciabile ai fini di identifi
care la mia stessa persona ed altresì un’attività usuale ed abituale.

L’innovativa etichetta musicale e associazione culturale nusica.org che si
distingue per la sempre attenta e attiva ricerca di nuovi e innovativi talenti
musicali è giunta con l’uscita il 18 maggio u.s. del vostro nuovo album Two and the machine, che nel titolo sembra echeggiare il capolavoro musicale di James Brown The sex machine, alla sua ventinovesima produzione. Come è nata l’idea di quest’ultima fatica musicale e quali sono stati i motivi ispiratori?
GRB: L’accostamento con James Brown è lusinghiero, anche se avverto una certa
discrepanza di intenti rispetto a Sex Machine… 🙂 L’idea è nata su mie
composizioni, alcune ferme nel cassetto da anni ed altre recentissime. Nel mio
percorso volevo associare l’uso del computer ad una situazione umana molto ridotta
in termini di numero di musicisti e con Michele ho intravisto la possibilità di poter
sviluppare questo progetto, intuizione che si è rivelata giusta: con lui è molto
semplice poter mettere in pratica le idee, essendo un musicista molto preparato e
sensibile.
MT: Ero alla ricerca di nuove sfide musicali perseguendo sempre la strada della molteplicità musicale intesa come contaminazione stilistica. Gianni mi ha proposto la sua
idea del duo con una terza entità elettronica e l’ho subita colta. Il progetto mi ha dato
la possibilità di sperimentare sonorità musicali e accostamenti stilistici nella speranza,
e volontà risultino destabilizzanti ma musicali per l’ascoltatore.

Il nuovo album è stato anticipato dall’uscita il 10 maggio u.s. del singolo Plastic Noodles che sembra rappresentare in sé conchiusa la summa del vostro pensiero militante da un lato e la sintesi perfetta delle vostre scelte di  campo per ciò che riguarda la ricerca delle sonorità, la selezione degli strumenti e delle “voci” cui affidare l’arduo compito di “dire”, e insieme testimoniare, tutto ciò che le parole non riescono evidentemente a dire dall’altro. Come siete arrivati a questa scelta quasi estrema, di eleggere a terza  protagonista ma prima e unica “voce” proprio la musica strumentale?
GRB: Siamo militanti al pari di una qualsiasi persona che abbia occhi ed orecchie per
vedere e sentire ciò che sta accadendo nel mondo. A partire dalla rivoluzione
industriale c’è stata una frenetica impennata del cosiddetto “progresso” e conseguente
abuso delle risorse che ci ha portati alla situazione attuale che tutti tragicamente
conosciamo. Paradossalmente è stato questo progresso a darci la possibilità di avere a
disposizione una tecnologia “a basso costo” nella produzione musicale, permettendo
praticamente a tutti di avere accesso ad una manipolazione del suono fino a qualche
tempo fa appannaggio di grandi studi di registrazione. Riguardo al fatto di raccontare
o denunciare una certa condizione attraverso il suono, penso che la relazione tra le
due componenti si possa considerare una comunione di intenti dettata dallo stato
d’animo ma che non necessariamente sia così esplicita. Può essere che una persona
che ascolta Plastic Noodles non ci senta quel tipo di messaggio e possa associare il
suono in esso contenuto ad altre visoni, per noi diventa importante che vi sia la
veicolazione di un concetto usando le nostre “armi” di denuncia, ossia i nostri suoni.
In altri termini siamo lontani da un’idea di “musica a programma”; anche perché sono
convinto che una volta che il pezzo prende forma abbia una vita propria totalmente
autonoma rispetto all’idea di partenza, che però persiste nella mente dell’autore.
Come un figlio, cresce e prende la sua strada a dispetto delle aspettative genitoriali.

Il vostro è chiaramente un atto d’accusa e di denuncia nei confronti dell’insania dell’uomo capace di distruggere il mondo di cui è indegno ospite, un canto dolente di richiamo e di rimpianto. Può la musica sensibilizzare prima e salvare poi il mondo inteso questo non come ambiente naturale che  senza l’essere umano riacquisterebbe presto il suo primitivo splendore ma come comunità di uomini e di donne non ancora in grado di vivere in pace e in armonia?
GRB: Ho già risposto in parte a questa domanda nella precedente… La musica è un
potente mezzo di comunicazione ma l’uso che l’umanità può farne diventa proficuo o
deleterio, come ogni aspetto della vita nella condizione umana. Nella maggior parte
dei casi le persone, nella cultura occidentale, la adoperano come un qualsiasi altro
“suppellettile”, un accessorio utile ma non indispensabile. A me questo atteggiamento
crea una profonda frustrazione. In alcune civiltà l’importanza della musica è a
tutt’altri livelli, essa accompagna in maniera preponderante la vita stessa, ne è una
delle colonne portanti. Solitamente non sono uno che ama le citazioni, però in questo
caso mi viene in mente un motto Mozartiano : “Se tutti potessero sentire la forza
dell’armonia, allora il mondo cesserebbe di esistere. Nessuno si occuperebbe più dei
bisogni di tutti i giorni e tutti si abbandonerebbero all’arte”. Concetto estremo, ma di
gran fascino.
MT: Temo la risposta sia no! La musica sarebbe senz’altro capace di risollevare la
comunità umana nel mondo ma il problema è che la stessa è prodotto umano e, per
sopravvivere e diffondersi nel modo più proficuo, deve essere comunque promossa
dagli umani stessi, difettosi al reale concetto di egualitaria comunità ai fini di pace e
armonia…..e penso che la storia contemporanea ne risulti un testimone inappuntabile.

Quali sono i vostri progetti e programmi futuri?
GRB – MT:: Creare! E suonare il più possibile in ambiti in cui ci si possa esprimere
al meglio, come è successo con nusica.org, un’etichetta che è diventata uno spazio
importante per l’espressione musicale di oggi. E grazie ad essa potremo iniziare il
cammino live nell’ambito della rassegna Sile Jazz, il 15 giugno a Preganziol (TV)
sperando di poterlo proporre poi in più situazioni possibili.

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