Sette anni dopo la prima partecipazione Cultura e dintorni Editore sarà nuovamente presente alla prossima Fiera Internazionale del libro di Francoforte, dal 18 al 22 ottobre p.v.
Un nuovo prestigioso traguardo e un motivo di grande, grandissimo orgoglio per la casa editrice, l’editore e gli autori i quali con le loro personalità e le loro opere rappresentano il peso specifico di questa piccola e coraggiosa realtà editoriale fiera delle proprie scelte (lontane da facili illusioni quanto da effimeri successi), e della propria indipendenza, di criterio, di impostazione e di giudizio. I libri che saranno esposti (e con essi idealmente i loro rispettivi autori) presso l’unico distributore italiano presente nel padiglione dedicato al libro d’arte sono in ordine di uscita: il romanzo storico-autobiografico di Ramchandra SalviAiutati dai nemici; il volume ad album curato da Laura Sudiro dedicato alla XII Edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli Pandemia: diritti in ginocchio. Parole e immagini dal XII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli; il giallo di Chiara Panzini La testimone; la silloge di racconti a cura di Patrizia Cotroneo Trombetta I racconti del lunedì. Antologia di racconti degli allievi dei corsi di scrittura creativa; l’edizione bilingue francese-italiano della favola di Juliette Seina DewezeGontran lo spazzino Gontran le balayeur con le illustrazioni di Valentina Baldazzi e Vladimir Liad, il Numero 28/29 e il Numero 30/31 del periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni”.
Vivissimi auguri e complimenti a tutti gli autori e alla casa editrice!!!!
“Las memorias perdidas de los árboles”, miglior cortometraggio alla “Settimana Internazionale della critica”, 80ma Mostra del cinema di Venezia
Il gioiello di Antonio La Camera commuove la giuria all’unanimità:
“Un’esplorazione emotiva intensa e umanissima”
Roma, 18 settembre 2023 – “Las memorias perdidas de los árboles” (Le Memorie Perdute degli Alberi) cortometraggio di Antonio La Camera, ha vinto alla 38. Settimana Internazionale della Critica il premio miglior film cortometraggio nell’ambito della 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Questa l’appassionata motivazione della giuria: “Per aver immaginato un’esperienza sensoriale, un viaggio allucinogeno, una vertigine psichedelica. Ma soprattutto per averci condotto attraverso un’esplorazione emotiva intensa, che commuove e meraviglia, trascendendo il dato di natura fino al cuore umanissimo della sofferenza e della perdita”, parole che accompagnano il premio della giuria della Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).
Nel cuore della foresta amazzonica peruviana, due alberi si risvegliano nella notte e intraprendono un viaggio spirituale alla scoperta di un passato in cui erano due bambini fratelli.
Una coproduzione Italia/Spagna, prodotta da Playlab Films in co-produzione con Waterclock Production, Naffintusi, Il Varco cinema, Oudeis Pictures e con la partecipazione degli sponsors Etirya e Galileo Figarò ltd, realizzata nella foresta amazzonica peruviana nell’ambito dell’esclusivo CreatorsLab guidato dal maestro del cinema contemporaneo Apichatpong Weerasethakul. Qui la natura più incontaminata mette in contatto il lato più umano e oscuro dell’uomo, quello della solitudine e della depressione, per poi attivare un percorso sensoriale catartico sospeso tra onirico e surreale.
«Durante il primo giorno di scouting nella foresta, mi sono imbattuto in due alberi, un shihuahuaco e un lupuna, cresciuti uno di fianco all’altro in una piccola radura, parzialmente isolati dal resto della foresta – racconta il regista Antonio La Camera –. Ispirato dal tema da sviluppare nel workshop, ovvero “una conversazione”, ho immaginato lunghe chiacchierate notturne tra i due alberi avvenute nei decenni in cui i due sono cresciuti vicini come fratelli. Subito capii che volevo girare anche con due bambini in modo da esplorare il tema principale sia dal punto di vista della natura che da quello dell’essere umano».
Non due storie separate, dunque, ma i medesimi protagonisti in separati momenti della loro esistenza spirituale. Due fratelli che esistono in tempi e forme diverse, seppur entrambe terrene. Un ritorno alla natura e all’umana sete di memorie perdute, di consapevolezze lucide che si fanno spazio nel delirio dei ricordi.
Antonio La Camera (1990), dopo essersi laureato in Cinema e Arti della Visione con un voto di 110 e lode al DAMS dell’Università Roma Tre, frequenta i corsi di regia e sceneggiatura alla scuola di cinema “Sentieri Selvaggi”. Continua la sua formazione al Corso di Alta Specializzazione in Regia Cinematografica “Fare Cinema” diretto dal Maestro Marco Bellocchio e tenuto dai Manetti Bros. I suoi cortometraggi “Carne e Polvere”, “Il Sogno del Vecchio” e “Nel Ritrovo del Silenzio” sono stati proiettati in oltre 100 festival nazionali e internazionali, tra cui il Future Film Festival organizzato dal British Film Institute. Ha vinto oltre 30 riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui il premio alla miglior regia assegnatogli dall’Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Nel 2022 per l’esclusivo CreatorsLab gira il cortometraggio italo-spagnolo “Las Memorias Perdidas de los Árboles” nella foresta amazzonica peruviana sotto la supervisione del leggendario regista Apichatpong Weerasethakul, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes. Il film ha ricevuto il premio come miglior cortometraggio alla 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, all’interno della 38. Settimana Internazionale della Critica.
“Una Domenica da VIB – Aspettando Una Ghirlanda di Libri” è l’evento del 17 settembre organizzato da Associazione LeGhirlande all’interno del festival di UniAbita “Generazioni – Comunità sostenibili per abitare il futuro” in calendario da venerdì 15 a domenica 17 settembre 2023 a Villa Casati Stampa di Soncino a Cinisello Balsamo.
Cinisello Balsamo, 1 settembre 2023 – “Una Domenica da VIB – Aspettando Una Ghirlanda di Libri”, è l’evento del 17 settembre realizzato da Associazione LeGhirlande all’interno del festival di UniAbita “Generazioni – Comunità sostenibili per abitare il futuro” in calendario da venerdì 15 a domenica 17 settembre a Villa Casati Stampa di Soncino a Cinisello Balsamo con un semplice ma efficace obiettivo: confrontarsi, crescere e divertirsi.
“Una Domenica da VIB”, dove la sigla sta per Very Important Books, è un evento-anteprima ideato per portare sul territorio libri che hanno lo scopo di farsi leggere, ma anche approfondire e riflettere sul futuro attraverso il potente e affascinante strumento della cultura e in particolare del libro.
Protagonisti della giornata saranno infatti gli autori e i lettori, con incontri, confronti, riflessioni, approfondimenti, visioni future con approcci critici, etici e sociologici ma anche molte occasioni di svago e divertimento.
Per l’Associazione LeGhirlande unire le forze con una storica e consolidata realtà del territorio quale è UniAbita, per offrire un’occasione di intrattenimento di valore con i libri, è sembrato naturale e perfetto per contribuire alla crescita delle proposte creative a favore della comunità. Il sodalizio si porterà dietro infatti l’esperienza e il bagaglio creativo delle precedenti edizioni di “Una Ghirlanda di Libri”, evento giunto ormai alla quarta edizione che si svolgerà il 14 e 15 ottobre prossimi sempre a Villa Casati Stampa di Soncino.
“Un anno fa – commenta Pierpaolo Forello, Presidente di UniAbita – partiva una sfida per noi importante: raccogliere buone pratiche per un futuro più sostenibile, risvegliare il senso di comunità di fronte a problemi comuni. Ed è così che, tra dibattiti, laboratori, attività per bambini, convivialità, ma soprattutto persone, anche quest’anno torna Generazioni. Ripartiamo dalle nostre esperienze per confrontarci sui temi che interrogano il nostro agire e i nostri soci, per studiare e insieme costruire soluzioni ai problemi che viviamo attraverso risposte e proposte collettive”, aggiunge: “Abbiamo invitato a Cinisello Balsamo tanti interlocutori dall’area metropolitana e da diverse regioni italiane, anche grazie alla collaborazione con Altreconomia, Legacoop Abitanti e Fondazione Comunitaria Nord Milano, che con noi hanno scommesso su questa occasione di incontro e confronto e ospitare “Una domenica da VIB” permette un’ulteriore occasione di affrontare temi di attualità, attraverso una chiave diversa e preziosa: quella dei libri e della lettura”.
Ecco il programma dettagliato della giornata dei VIB.
Alle 9.30 l’evento propone un libro diventato presto un fenomeno letterario: “Sembrava un British invece era un Merdish. Diario intimo di una Scottish” di Olivia Ninotti, per ridere e riflettere su come una gatta molto intelligente vede i nostri comportamenti umani.
Libri: “Io sono Nannarella-Intrigo a Firenze”, una storia fantasiosa che nasconde una terribile verità.
In un nosocomio fiorentino il ricovero d’urgenza di una donna di circa quarant’anni crea scompiglio e genera un alone di mistero. Quando si risveglia dal coma, la donna, che non ha con sé né documenti né cellulare e della quale nessuno ha denunciato la scomparsa, afferma di essere Anna Magnani.
In ospedale si favoleggia che sia la reincarnazione della diva del cinema scomparsa cinquant’anni fa, per la marcata somiglianza e la dettagliata conoscenza della vita di “Nannarella”. Da qui il titolo del nuovo romanzo giallo di Carla Cucchiarelli “Io sono Nannarella – Intrigo a Firenze”, Viola Editrice.
La verità arriverà dura e commovente, grazie all’impegno e all’empatia di medici e infermieri che sveleranno una storia di violenza di genere. Una delle tante vicende tragiche portate alla ribalta dalle cronache quotidiane del nostro Paese. “Nannarella” è una chef romana vittima di stalking da parte dell’ex marito che non si è mai rassegnato. Una donna che ormai non si fida più di nessuno, nemmeno delle forze dell’ordine cui ha tentato di rivolgersi senza ricevere alcun sostegno. Così decide di fuggire, nascondendosi a Firenze, sotto falsa identità. Ma un avvenimento, nella ricerca della sua libertà, la porterà in fin di vita. Ecco, dunque, che l’invenzione di una falsa identità, al risveglio dal coma, è un escamotage per salvarsi.
La dedica iniziale del libro è insieme un messaggio struggente e un triste richiamo alla realtà: “A tutte le donne che non ce l’hanno fatta”.
Ispirandosi alla poetica di Aristotele, l’autrice ha suddiviso la struttura narrativa del romanzo in tre parti: la prima e la terza in terza persona onnisciente, la parte centrale (quasi un romanzo nel romanzo) in prima persona, direttamente dalla voce dalla protagonista.
Cucchiarelli è una giornalista e scrittrice romana impegnata sulle tematiche sociali e i diritti delle donne. Tra le sue pubblicazioni precedenti, “Il Telefono Rosa – Una storia lunga trent’anni” (Castelvecchi, 2019) e “Così parlò la Gioconda” (Iacobelli editore, 2019) da cui è stato tratto anche lo spettacolo teatrale “Monna Lisa Unplugged”.
La copertina del libro raffigura un dipinto dell’artista Pier Toffoletti.
Nel volume di Juliette Seïna Deweze Gontran lo spazzino. Gontran le balayeur con le illustrazioni di Valentina Baldazzi e Vladimir Liad, edito da Cultura e dintorni Editore un altromodo di guardare e di sentire il mondo. Una prospettiva nuova per la mente e per il cuore. Una visione e un sentire guidati dal deambulare di Gontran, uno spazzino dall’anima candida desideroso di donare a ognuno un sorriso e di ridestare la capacità di sognare rimasta sopita in ognuno di noi. Vladimir Liad, la marionetta, il pittore più piccolo del mondo, concepito dall’estro di Valentina Baldazzi e realizzato dalle sue sapienti mani, gli dà un volto, una forma e il motivo del cangiare dei suoi colori. Una favola, una magia che parla agli adulti come ai bambini i più prossimi alla bellezza e alla profondità di quel sogno da cui la vita stessa proviene.
per info su ordini e disponibilità scrivere a: redazione@culturaedintorni.it
La mostra, curata da Matteo Vanzan, si sviluppa su un percorso espositivo di oltre 60 opere di Andy Warhol, ci sono anche lavori di Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Joe Tilson, Robert Indiana, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Tano Festa, Franco Angeli e molti altri. Importante anche la colonna sonora scelta, dedicata ai grandi maestri del rock degli anni Sessanta: Beatles, Rolling Stones, The Who, Janis Joplin, Jimi Hendrix e molti altri ancora.
ANDY WARHOL – The age of freedom
11 giugno – 03 settembre 2023. Centro Culturale Bafile, Caorle (Ve)
L’Amministrazione Comunale di Caorle, in collaborazione con l’agenzia MV Arte di Vicenza, annuncia la chiusura della mostra “Andy Warhol: the age of freedom” che si è tenuta presso il Centro Culturale Bafile dall’ 11 giugno al 3 settembre 2023. Migliaia i visitatori, l’evento ha ottenuto un successo superiore alle aspettative e ha proiettato Caorle nel panorama nazionale dell’arte.–
La mostra, curata da Matteo Vanzan, racconterà la rivoluzione del genio di Pittsburgh attraverso un percorso espositivo di oltre 60 opere di Andy Warhol e sarà completata da alcuni tra i principali protagonisti di quella stagione artistica che riportò la figurazione al centro del dibattito culturale internazionale dopo la stagione Informale: il vincitore del Gran Premio della Biennale di Venezia del 1964 Robert Rauschenberg, ma anche Roy Lichtenstein, Joe Tilson, Robert Indiana, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Tano Festa, Franco Angeli e molti altri.
“Andy Warhol” racconta il curatore della mostra Matteo Vanzan “fu l’artista determinante nella rinascita artistica della seconda metà del Novecento: cambiò il concetto stesso di arte sovvertendo l’estetica di un’intera generazione. Attraverso l’esposizione, tra le altre, delle celebri opere dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell’s Soup e Interviews racconteremo la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo nel ruolo centrale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell’establishment artistico americano. Warhol, infatti, non rappresenta solamente la superstar del mondo dell’arte e del mercato che tutti conosciamo, ma è l’immagine di un uomo dal volto sensibile e timido che si è trasformato in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative.”
Nato il 6 Agosto 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi e morto il 22 febbraio 1987 a New York, Andy Warhol ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, fatta di aforismi e cortometraggi, “pronta all’uso”. Una genialità costruita attorno al concetto di un artista trasformato in una macchina di riproduzione seriale, costantemente affascinato dalla ripetizione ossessiva di un’azione, apparentemente fine a se stessa. L’artista popular per eccellenza lavora con film, fotografie, serigrafie, grafiche, fumetti, oggetti pronti all’uso di duchampiana memoria; Warhol non si sporca più le mani alla maniera di Pollock con barattoli di colore e sgocciolamenti anzi, il tocco dell’artista è minimo, assente in molti casi, in quanto gli intenti sono essenzialmente iconici. Le icone pop-ular trattate non appartengono unicamente alla sfera materiale della collettività, ma anche alle idee, all’immaginario collettivo e allo stereotipo: il fumetto, il dollaro, i personaggi pubblici, le opere famose e inflazionate della storia dell’arte, tutto passa attraverso il filtro warholiano che rivisita mondo e storia in chiave diversa, conferendo all’immagine una magia unica. È in effetti riduttivo definire Andy Warhol come un semplice pittore; la scoperta della tecnica della blotted line, ossia la linea a macchie d’inchiostro su carta assorbente, fu la rivelazione che cambiò per sempre il concetto di opera originale e di copia. La sua intenzione era infatti quella di essere lui stesso a stampare/serigrafare manualmente tutti i soggetti; le piccole imperfezioni causate da una maggiore o minore pressione della mano e del filtro serigrafico donavano ad ogni soggetto una sua individuale personalità. In un’epoca in cui si producevano migliaia di Zuppe Campbell’s, allo stesso modo di una macchina industriale Warhol si trasforma in fotocopiatore di arte spersonalizzando la creazione artistica e richiamando vistosamente il concetto di ready made che, nel 1917, cambiò definitivamente il concetto di artista nel mondo delle Arti Visive.
“Il percorso di mostra” conclude Matteo Vanzan “sarà composto non solo dalle opere d’arte ma anche da una stretta selezione di video, documentari e da alcuni film d’epoca. Il nostro obiettivo è quello di raccontare l’uomo prima dell’artista, con tutte le sue nevrosi e le sue insicurezze in un corollario di aforismi che, nell’ironia della sua essenza, tracciano inequivocabilmente la personalità di Andy Warhol come entità capace di generare un microcosmo che riassume in sé il clima del anni Sessanta. Una sottocultura fatta di arte, cinema e musica che racchiude i dogmi fondanti di una nuova società di cui Warhol ha rappresentato il massimo interprete.”
“La Città di Caorle ha da sempre una forte vocazione culturale, riconosciuta lo scorso anno dalla Regione Veneto con il titolo di “Città Veneta della Cultura 2022” – commenta il Sindaco di Caorle, Marco Sarto – la ricca proposta in ambito culturale di Caorle non si lega solo al nostro antico passato ben testimoniato dalle tradizioni, dal Museo Nazionale di Archeologia del Mare e dai monumenti che impreziosiscono il nostro centro storico, ma si è aperta alla contemporaneità. Dapprima lo ha fatto con la Street Art che è stata protagonista al Caorle Sea Festival e al CaorlEducAzione Festival e tra pochi giorni lo sarà con la mostra “Andy Warhol: The Age of Freedom” che ci apprestiamo ad inaugurare. Siamo orgogliosi di poter ospitare un’esposizione così prestigiosa, con opere originali di questo grande artista e di altri grandi nomi dell’arte contemporanea”. “Innanzitutto voglio ringraziare MV Arte per aver curato l’organizzazione di una mostra così prestigiosa, la Consigliera Comunale delegata alla cultura Elisa Canta per l’indispensabile lavoro svolto e gli Uffici Comunali per l’impegno profuso per assicurare che tutto sia pronto in vista dell’inaugurazione – dichiara il Vicesindaco ed Assessore alla Cultura, Luca Antelmo – Caorle si dimostra ancora una volta una Città dove arte e cultura vengono valorizzate sia al fine di arricchire la nostra comunità che in chiave turistica: il nostro borgo ben si presta, infatti, ad accogliere turisti che, anche in vacanza, non rinunciano ad allargare i propri orizzonti. Siamo convinti che l’arte contemporanea, per Caorle, sia un grande valore aggiunto che porta una ventata di freschezza rispetto all’immagine tradizionale alla quale la nostra Città è legata. Non vediamo l’ora di accogliere i visitatori al Polo Culturale “Bafile”, location che si è dimostrata adatta ad ospitare grandi mostre ed eventi culturali”.
Molti gli appuntamenti collaterali all’esposizione tra cui l‘Aperitivo Pop di domenica 11 giugno dalle 18.00 in occasione dell’apertura della mostra durante il quale tutta Caorle suonerà una colonna sonora dedicata ai grandi maestri del rock degli anni Sessanta: Beatles, Rolling Stones, The Who, Janis Joplin, Jimi Hendrix e molti altri ancora.
Domenica 18 giugno 2023 aprirà la mostra collaterale “Give peace a chance” presso il Museo Nazionale di Archeologia del Mare. Organizzata dall’Amministrazione Comunale di Caorle e dalla Direzione Regionale Musei Veneto, la mostra sarà curata da Matteo Vanzan e presenterà le opere di 10 artisti contemporanei: ricamata sulla storica canzone di John Lennon, l’esposizione non sarà una mostra sulla guerra, ma su ciò che la guerra rischia di farci perdere in un excursus di pittura, scultura, fotografia e installazione. A completamento degli eventi collaterali nei giorni di sabato 17 giugno (ore 11.00 e ore 15.00), sabato 15 luglio (ore 11.00 e ore 15.00) e sabato 02 settembre (ore 11.00 e ore 15.00) saranno previsti gli incontri con il curatore della mostra di Andy Warhol Matteo Vanzan (incontri confermati al raggiungimento di un gruppo minimo di 20 persone con prenotazione obbligatoria almeno 5 giorni prima delle date indicate all’indirizzo email: mv-arte@libero.it).La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 22.00.
INFORMAZIONI
11 giugno – 03 settembre 2023 Centro Culturale Bafile Rio Terrà delle Botteghe, 3 – Caorle (Ve)
Offrendo anche un servizio di assistenza personalizzato la casa editrice Cultura e dintorni di Roma esamina e valuta nuove proposte editoriali per la pubblicazione e l’inserimento nelle proprie collane di narrativa, poesie, saggistica e manualistica. Per info scrivere a: redazione@culturaedintorni.it
Pubblicata per la prima volta in Italia – HOPPY edizioni – l’audiodescrizione integrale del primo episodio della saga tolkieniana, per lasciare una traccia nel mondo dei professionisti dell’AD cinetelevisiva e culturale
di Giovanni Serra
Il libro “AUDIODESCRIZIONE Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’AD”, di e con un saggio di Laura Giordani, audiodescrittrice, adattatrice e scrittrice, membro del Collegio degli Esperti dell’AIDAC (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi), docente di audiodescrizione e adattamento dialoghi e Valerio Ailo Baronti, scrittore e dialoghista adattatore, riserva una sorpresa unica nel suo genere.
Ad un erudito saggio sulla genesi del progetto, sulle linee guida adottate, sul colossal cinematografico e, inevitabilmente, sull’opera di Tolkien, affianca infatti per la prima volta in Italia la trascrizione integrale di un’audiodescrizione, completa di glossario e altri strumenti.
La scelta, immediatamente condivisa dalla casa editrice HOPPY di Roma, consente in prima battuta al gruppo di AD coinvolti di ottenere tutela giuridica del loro certosino lavoro, in qualità di Autori di un’opera letteraria.
Allo stesso tempo, mette fin dal titolo sotto i riflettori un mestiere e un termine, audiodescrizione, non ancora registrato nei vocabolari e nelle enciclopedie. “Provate a scriverlo sul computer, l’editor di testo lo sottolineerà in rosso. Una parola che non esiste è un mare inesplorato; una parola sbagliata è un’isola segreta”, si legge in quarta di copertina.
Ecco allora che l’opera raccoglie integralmente lo sforzo plurale della stessa Giordani e di Beatrice De Caro Carella, Stefania Di Nardo, Valeria Palma, Francesca Paola Di Girolamo, Chiara Merlonghi, Annalisa Cambise, Adriano Mainolfi, Matteo Gravina, Tommaso Favretto, Flavio Marianetti e Francesco Ficchì, coautori dell’AD dell’imponente film.
Il “libriccino” apre con un’assunzione di responsabilità professionale: “Tutto può essere audiodescritto, a patto di assicurare un continuo sforzo di erudizione, perché́ solo in questo modo è possibile restituire ai fruitori l’essenza e l’anima del prodotto”; e chiude con un auspicio, nella postfazione di Francesco Vairano, presidente AIDAC: “Sarebbe ora che gli audiodescrittori venissero considerati come autori a tutti gli effetti”.
Questi professionisti non si limitano a tradurre in parole i contenuti di un prodotto audiovisivo (cinema, televisione, web), ma forniscono anche a persone cieche e ipovedenti ausili per la fruizione inclusiva di opere d’arte, musei, monumenti, spettacoli teatrali, danza, eventi culturali e sportivi dal vivo.
Se è vero che tutto si può audiodescriveree che questo è l’unico modo per accedere liberamente a un’offerta vertiginosamente orientata al digitale e al visuale per oltre 360.000 persone cieche e circa un milione e mezzo di ipovedenti in Italia, va anche riconosciuto che non tutti possono audiodescrivere, ché l’improvvisazione mortifica l’esperienza e la libertà stessa degli utenti finali.
Eppure l’audiodescrizione resta una professione sconosciuta. O meglio, pur se inserita in una filiera, l’audiovisiva, che vale circa 1.500 milioni di euro e in un sistema produttivo, culturale e creativo che supera gli 84,6 miliardi di euro e attiva complessivamente 239,8 miliardi, non ha ancora ricevuto adeguato riconoscimento.
HOPPY edizioni, al fianco dei professionisti dell’AD, ravvisa nella necessità di tale riconoscimento la rotta della traccia che intende solcare e lasciare. Insieme a chi vorrà comprendere che aggregare le figure professionali più qualificate nel campo, dar loro adeguato riconoscimento (giuridico, sindacale, contrattuale, economico), fornire servizi qualificati di AD cinetelevisiva e di qualunque bene culturale dell’immenso patrimonio italiano e pubblicare le linee guida più aggiornate in materia, significa in realtà porre sul tavolo una questione sociale.
www.hoppy-farm.com
ideas@hoppy-farm.com
DIDA:
1 l libro AUDIODESCRIZIONE Il Signore degli Anelli, la compagnia dell’AD
2 Laura Giordani, audiodescrittrice
“HOPPY è un cortile fertile e protetto. Aperto a chiunque voglia muoversi per lasciare una traccia, alfiere, torre o re, non importa. Concretezza, quando serve; fantasia, quando dimenticata. Gli amici che chiami quando da solo non trovi la soluzione, e invece è a un passo: a hop a skip and a jump from you” – ci dice Barbara Mincinesi, CEO – “Il cortile consente il travaso di competenze, la condivisione di visioni, di operare concentricamente a partire dallo scenario economico di prossimità, per raggiungere rapidamente orizzonti più vasti, nazionali e internazionali, di selezionare insieme al committente il migliore modo di fare. Direstare aperti alle migliori opportunità che l’ambiente e la cultura in cui siamo immersi offrono spontaneamente. Perché la soluzione in Italia è sempre a un passo, e si chiama patrimonio culturale – che poi è il 75% di quello mondiale. HOPPY lo elegge a strumento, stella polare e fine ultimo di ogni sua azione”.
12 agosto – 08 ottobre 2023 Castello, Desenzano del Garda (Bs) A cura di Pietro Quattriglia Venneri e Matteo Vanzan
La Città di Desenzano del Garda (Bs) prosegue il programma di esposizioni culturali presentando, dal prossimo 12 agosto, la doppia esposizione dal titolo “1600: l’epoca di Van Dyck / 1900: il viaggio da de Chirico”. Organizzata dall’Assessorato alla Cultura e prodotta da MV Arte, la mostra sarà curata da Pietro Quattriglia Venneri e Matteo Vanzan con interventi a catalogo di Francesco Boni e Michele Ciolino.
Ospitata presso il Castello, l’esposizione sarà strutturata in due sezioni distinte, ma collegate tra loro, che si articoleranno nei due piani della sede espositiva: la prima sezione sarà dedicata alle opere del Seicento nazionale ed internazionale, mentre la seconda ospiterà le ricerche pittoriche relative ai primi quarant’anni del Novecento italiano in un excursus complessivo di cinquanta opere.
Fil rouge della mostra sarà la riflessione sulla pittura del Realismo nata nel Seicento con la stagione barocca e delle sue conseguenze dirette sulla pittura dell’epoca per arrivare alle porte del Novecento quando la realtà, sondata da Giorgio de Chirico, sarà filtrata con l’introspezione dell’inconscio. De Chirico, grazie alla sua pittura di matrice classicista, diventa un punto di congiunzione tra le due epoche teorizzando una Metafisica che influenzerà la nascita del Surrealismo e, assieme a Francis Bacon, del Realismo esistenziale; allo stesso tempo Giorgio de Chirico sarà fondamentale per un Ritorno all’ordine che darà vita al Realismo Magico e alla Nuova Oggettività tedesca.
“L’obiettivo” afferma l’Assessore alla Cultura del Comune di Desenzano del Garda Pietro Avanzi “era quello di alzare il livello delle mostre, di elevare sempre di più la qualità delle esposizioni proposte nella Capitale del Garda, una Città che vuole essere tale anche nel settore della Cultura. E con “1600 – 1900, il Tempo di Van Dyck, il Viaggio da De Chirico” organizzata da Matteo Vanzan, che rappresenta ormai una certezza e una garanzia per tutti noi, siamo arrivati al top. Non solo per i nomi che vedremo esposti, ma anche per questo viaggio lungo quattro secoli che viene percorso attraverso capolavori che hanno segnato la nostra epoca moderna e contemporanea. Sono contento soprattutto che l’esposizione rimarrà fino ad ottobre che per Desenzano è un mese meno turistico di quelli estivi, ma che saprà attirare comunque tantissime persone grazie ad una mostra di questo calibro, favorendo il così detto turismo culturale.” “Questa mostra” afferma il curatore Pietro Quattriglia Venneri “arriva proprio come una cometa che cade dal cielo: inaspettata, dirompente e bellissima. Un percorso audace che muove da alcuni dei più importanti dipinti del Seicento, post-caravaggeschi e barocchi, fino ai più temerari esempi contemporanei, in un labirinto di immagini sempiterne. In un mondo che vuole vedere tutto per compartimenti stagni, questo evento è invece capace di riportare l’attenzione su una lettura generale dei fenomeni artistici nell’arco di quasi quattro secoli. Van Dyck, Tiarini, Reni e Guercino sono solo alcuni dei nomi che compongono la sezione degli Old Masters riconnettendosi in maniera del tutto armonica alle opere selezionate per rappresentare il mondo moderno e contemporaneo. Ci raccontano storie che non sono poi così lontane da noi, e non parlo esclusivamente in termini cronologici. L’obiettivo è quello di visitare la mostra con attenzione, a soffermarsi sui dipinti fondamentali del percorso provando a cambiare il punto di vista di una società che ci vuole sempre più specializzati con il rischio di perdere la visione generale dell’evoluzione delle cose, nella storia, nell’economia, nella società come nell’arte”.
“Questa esposizione” continua Matteo Vanzan, direttore di Mv Arte, “vuole raccontare l’avventura di un mondo silente, ma sempre presente, che accompagna gli esiti di un filone della storia dell’arte: quello della nascita del Realismo seicentesco e dei suoi sviluppi futuri in un fare pittorico che, proprio come la vita, viene vissuto prendendo in considerazione gli elementi fondamentali senza i quali l’arte non potrebbe esistere: l’uomo e le sue emozioni. Artisti come Van Dyck, il Guercino, Giovanni Andrea Ansaldo, Peeter Maurice Bolckmann, Alessandro Tiarini e, nel Novecento, Giorgio de Chirico, Ugo Celeda da Virgilio, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Alberto Sughi, Gianfranco Ferroni, Salvador Dalì, Joan Mirò hanno saputo raccontare esiti di vita e riflessioni sulla condizione umana nell’unione di intenti che, dal Realismo seicentesco, arriva fino ai giorni nostri in intrecci di uomo, natura ed esistenza in un mondo sempre più avvolto nei meandri dell’insondabile”.
La riforma protestante definitivamente condannata dal Concilio di Trento nel 1561, produce profondi riflessi in campo artistico. In Italia, sede per eccellenza della cattolicità, le tesi del concilio in materia d’arte per il popolo, danno vita ad una vera e propria arte della controriforma, specialmente nell’ambito pittorico, essendo la pittura il più diretto elemento mediatico di avvicinamento del popolo al credo religioso. Alla pittura più elitaria del primo Rinascimento, succede così la richiesta di dipinti religiosi con messaggi estremamente fruibili, in uno stile più pudico, meno sfolgorante, con abbondanza di esempi di interventi miracolosi ed episodi di santa carità, che ribadiscano il culto cattolico dei santi e il valore di redenzione delle buone azioni, in contrapposizione alle eretiche dottrine riformiste. Ma, al tempo stesso, la controriforma favorì il processo di progressivo abbandono del principio rinascimentale dell’arte come rappresentazione del verosimile, come idealizzazione del reale, per lasciare spazio all’idea che l’arte deve avvicinarsi alla realtà in modo più naturalistico e immediato. Partendo dal manierismo si può abbozzare una genesi del barocco come rinnovata sensibilità alla natura, al di là di stili e forme predeterminati, di cui la crisi manieristica aveva rivelato l’usura, attraverso la ripetizione di moduli ormai esausti. La crisi estetica e conoscitiva del manierismo, quella religiosa e politica della Controriforma stimolano a una critica dall’interno ai canoni classici e a forme di espressione che rivalutano sentimento e apparenza: non si indaga più la ratio della natura e delle forme, ma si pone un nuovo rapporto emotivo e formale tra l’uomo e le cose. Per questo sostanziale rinnovamento ci si varrà di tutti quei diversi mezzi che una tecnica abile fino all’illusionismo mette a disposizione dell’artista barocco.
Dal Seicento, il Realismo è approdato fino a noi con una nuova consapevolezza declinandosi, attraverso Giorgio de Chirico e Francis Bacon, in spunti differenti che trovano, come punto in comune, la riflessione sull’uomo e sulla società. Il Realismo Esistenziale, il Realismo Magico e il Realismo Sociale ci mostrano sapientemente come la realtà possa essere utilizzata dall’artista come pretesto per raccontare un mondo carico di frustrazioni e sconfitte, gioie e rinascite nell’intento comune di lanciare un messaggio di speranza che, attraverso le pennellate, possa aprire gli occhi sulla necessità di cambiare le cose verso un futuro migliore. Nella pittura la natura intima dell’uomo viene esternata ed usata per lanciare moniti e messaggi non troppo velati contro una società malata e piena di contraddizioni. L’arte si fa portatrice di messaggi e sfide, enigmi e abissi cosmici nei quali le alienazioni degli autori sono radicate nella vita di tutti i giorni. Una ricerca espressiva fondata su etica sociale e ripensamenti antropologici nella speranza che l’uomo mai si dimentichi delle forze interiori capaci di elevarci moralmente fino a toccare le punte del trascendentale: lo stesso Giorgio de Chirico fu protagonista di questo stato insondabile dell’essere ricamato su un carattere simile ad una grigia giornata di pioggia. La mostra, aperta al pubblico da domenica 12 agosto a domenica 8 ottobre 2023, avrà i seguenti orari: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.30 INFORMAZIONI Castello – via Castello, 63 Desenzano del Garda (Bs)ORARIO APERTURA Lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.30BIGLIETTI Intero € 10,00 – Ridotto € 8,00 per under 18, over 65 e gruppi di visitatori di almeno15 persone Ingresso a € 5,00 per residenti, scolaresche (alunni + insegnanti; n.1 ingresso gratuito per gli insegnanti ogni 15 alunni) e gruppi di visite guidate (+ € 3,00 per visita guidata) Ingresso gratuito per bambini fino a 10 anni, disabili con 1 accompagnatore, accompagnatori di gruppi (1 gratuità ogni 15 visitatori paganti)VISITE GUIDATE Visita guidata su prenotazione al costo di 3 euro a persona + biglietto d’ingresso (gruppo minimo di 20 persone) / Prenotazioni: mv-arte@libero.it
Ti ho presa per mano. Le nocche sporgenti cozzavano con le dita gonfie, la mano paffuta da bimba, ancora con le fossette che occhieggiano impudiche. Mi hai guardato ridendo, lo spazio fra gli incisivi pareva una porta su un mondo altro. Ho sempre amato la tua disinvoltura. Io avrei serrato le labbra per non mostrare un’imperfezione.
Ti ricordi quando siamo scese in strada a festeggiare il Capodanno? Avevi una giacca verde, gli orecchini d’acciaio rubati a tua madre. C’era il mare nei tuoi occhi, lo avevamo a due passi ma dicembre è un tiranno, ti spinge dentro, lontano dal vento che increspa le onde. Ci siamo guardate e tu ancora ridevi, hai sempre avuto quest’attitudine alla gioia. Quanti ragazzi morivano per te. «Costanza ride sempre, si veste sempre di luce».
dal film Reinette et Miraibelle di Eric Rohmer
dal film Reinette et Miraibelle di Eric Rohmer
Ecco la differenza fra noi. Luce e ombra, letizia e afflizione. Ma quanto era bello compenetrarsi, essere zolle dello stesso campo. Ero certa che nulla ci avrebbe rotto. Rivoltarci sarebbe stato il massimo attentato.
Ti ricordi l’album di Hello Spank? Lo abbiamo riempito di foto sbiadite, fatte con la Kodak usa-e-getta acquistata per la gita. C’erano spicchi di chiese e cabine telefoniche, San Giovanni e San Paolo immortalate di sguincio. E poi noi, Laura e Costanza, col cappellino giallo e le trecce piegate all’insù.
Quando torneremo amiche guarderemo quegli scatti lasciando la nostalgia fuori dalla porta. È sempre stata un danno, la mia massima colpa. Eppure era bello farsi asciugare le lacrime, chiamarti di notte per dirti che Aldo se ne era andato, che per Sandro ero troppo seria, per Marcello troppo magra. E tu ridevi, ridevi sempre. Scavavi sotto il dolore, ne prosciugavi la linfa tossica.
Non hai mai smesso di dirmi basta. Di strapparmi alla mollezza del ricordo, a quel desiderio di amare senza amarsi, di farsi madre di figli inquieti: sbagliati, sballati, profondamente inadatti. È grazie a te che ho riequilibrato il cuore, tu che sei tutta testa e quel muscolo lo tieni a bada, incastrato fra lo sterno e le propaggini neuronali. Bisogna che ti dica quanto è stata dura, come è nata e cresciuta questa libertà spinosa, che ancora adesso non sento mia ed è il tuo dono più grande, lo stesso che mi ha concesso di risalire dal pozzo, quando cadevo, affogavo nel buio e il solo pensiero eri tu.
La tua intrepida passione.
Il tuo mettere insieme parole sghembe, chiedermi il significato di quelle auliche.
Vedere il lato bello del mondo e la prosaicità della vita.
Eri fisica, materiale. Chiusa nel mondo dei bisogni primari: mangia, ridi, fai l’amore.
Vicina a me, ma diversa da me.
Ora ti scrivo da quest’angolo di mondo. Ho preso in affitto una stanza buia, che dà su un cortile zeppo di piante arse, cresciute senza sole e tra l’asfalto lacerato. Dalla finestra vedo le crepe sui muri, la signora del primo piano ha messo una tenda a pois: sembra belletto grezzo, una pezza sul degrado. Ho sistemato il tavolo come piace a te, i pennarelli sono ordinati per gradazione, giallo, charteuse, verde arlecchino, verde lime. Immagino il mare in quest’onda sintetica, quante volte abbiamo detto che sembrava plastica.
Da bambine facevamo il bagno tra le alghe, ne pescavi un ciuffo e me lo tiravi sul naso. Lo sento, se ci penso lo sento qui, a pizzicarmi la punta. Il passato non passa mai, si annida nei dettagli, nelle memorie minime. È una bava di lumaca, un’alga intrisa di acqua salata. Come questi fogli, questa penna, l’anello che segna l’anulare e non scorre via, mi inchioda al tuo ricordo. Perché gli oggetti parlano e noi tacciamo? Chi ha sbagliato a sparire, a non dirsi più “come stai”? Cristo questo anello quanto è stretto, lo avevi detto al gioielliere che sembrava piccolo…
Sono scappata, Costanza, il mare mi dava la nausea. Dovrei narrarti il viaggio, ripercorrere tappa per tappa quest’itinerario assurdo.
Tu dirai: smettila di raccontare. Vivi, sperimenta, balla.
Fai quello che non facevi.
Quello che occultavi nei cassetti del buon senso, dietro il sogno di un amore che è romanzo, film, tragedia.
Hai ragione, vivo per interposta persona. Amo perché ho letto, perché ho immaginato – né con te né senza di te: doveva essere una sciocchezza, perché non l’ho capito prima?
Ecco, sono andata via di nascosto, senza dire niente a nessuno. Mia madre piange, lo so, c’è sempre una madre che piange quando la figlia scompare. Ho scritto anche a lei, in questa casa mi sento sola. Le ho detto di darmi tempo, che non venga a rompere quest’uovo che mi tiene chiusa, finalmente un altro involucro rispetto al suo, sciolto dall’obbligo e dal giudizio, da un affetto che mi stordisce. Mia madre, col suo bel volto scavato e i capelli a metà spalle, ondulati, nero corvino, un’esplosione di fierezza. Anche lei ti amava tanto. Da quando ti ho persa ho finito per abbracciarla, per aggrapparmi alle sue gambe d’avorio, perfette come io non le avrò mai, fasciate in calze profumate. Tutto in lei sa di violette e rose. Ora che sono qui, lontana dal suo controllo, sento quella fragranza visitarmi nel sonno. Prima di aprire le palpebre la immagino ai piedi del letto, con la sua giacca Chanel e le labbra vermiglio. Bellissima, palpitante, il fantasma dei miei vorrei.
Ho imparato ad amarla, ho imparato ad amarmi.
Scappando da te il mio cuore ha fatto un balzo. La mia immagine deformata, fiacca, assume ora una nuova definizione. Non mi vergogno degli occhi miopi, sotto il lenzuolo faccio viaggiare la mano. Esplora, ricostruisce. Le cuspidi dei ginocchi occultano i segni dell’intervento. Le cosce magre, senza muscolo, si aprono come per respirare.
Ho fatto una doccia. Tutte le sere ne faccio una. Alle 19, prima di cena. Quando mi metto a tavola e penso a te. Ti vedo gustare la pasta al pesto, lamentarti per la cottura al dente. Ti sento chiedere il gelato, prendermi la mano e andare sul mare. Verde, pacifico, odoroso di lichene.
Qui non c’è, non c’è neanche un lago. Sono lontana, Costanza, chissà mai se mi troverai. Ho messo duecento chilometri fra noi, una linea montuosa, terre aspre e brulle. Ti immagino inviarmi un fiore, o suonare alla porta di mattina presto. Aprirei lesta, in vestaglia, col migliore sorriso della donna che sono. E rido, alla fine, come una che si sente bella e viva.
«Anche Laura ride sempre, si veste sempre di luce».