Nata nel solco dell’Infiorata di Gallicano, che quest’anno trae ispirazione dal Giubileo per invitarci a diventare “pellegrini di speranza”, la mostra, come scrive Andrea Guastella nel testo introduttivo, nasce “come un itinerario scandito in tappe precise. L’idea iniziale era quella di accompagnare il visitatore da una condizione di smarrimento e stasi, incarnata dalle prime opere, a una progressiva presa di coscienza, fino alla scelta consapevole di un nuovo inizio. Il progetto prevedeva che le sculture di Christian Vigliarolo e di Paolo Garau rappresentassero il punto di partenza: lo sconforto, la chiusura, le macerie di una condizione umana in attesa. A seguire, le opere di Francesco Pennacchi e di Francesco Scialò avrebbero dovuto segnare una transizione verso la consapevolezza del proprio destino. Infine, le sculture di Fulvio Merolli e del duo Alessia Forconi-Merima Fetahovic dovevano evocare il movimento, l’azione, la decisione di intraprendere il cammino. Il tutto sotto lo sguardo vigile e indagatore della storia, evocato dall’installazione Sul guardare di Davide Dormino. Il risultato finale ha sovvertito le attese, dimostrando una verità fondamentale: il viaggio non ha regole. Già nelle opere che avrebbero dovuto simboleggiare l’immobilità, si manifesta infatti una consapevolezza profonda e inattesa. L’uomo rannicchiato di Vigliarolo (Inside out) non è solo un corpo contratto dal dolore, ma un “pugno chiuso in attesa di aprirsi”, un seme di trascendenza che preme per passare dalla finitezza della materia all’assoluto. Allo stesso modo, tra le macerie che Garau accumula ne Il gioco dei giusti, eco della tragedia palestinese, non regna la disperazione, ma la testa di un putto rinascimentale, la cui gloria mutilata sovrasta la miseria del presente, attestando una incrollabile fede nel futuro. Paradossalmente, una vena più ingenua e trasognata emerge laddove ci si attendeva il travaglio della coscienza che precede l’azione. Il prigioniero sorridente intrappolato nella bicicletta di Scialò (Fico) e la figura anonima e universale di Pennacchi (Ignaro), che nella sua assenza di conoscenza racchiude la potenza dell’universo, ci parlano di un’accettazione quasi ludica del mistero, di una resa felice all’imprevisto. Il viaggio, con ogni evidenza, non segue una mappa. È una traccia, non una norma imperativa. Si manifesta in lampi di follia, come nel Cavaliere errante di Merolli, fuori tempo massimo con la sua struttura pesante e la sua lancia acuminata, a dimostrare che per chi è mosso dal bene la partenza è già un traguardo, o nella compresenza degli opposti, come ne Il filo d’oro di Forconi e Fetahovic, dove la leggerezza del metallo e la pesantezza della terracotta si uniscono a celebrare la fragilità come punto di forza, la ferita come ornamento prezioso. Questo percorso erratico si compie sotto gli occhi di Shireen Abu Akleh, la giornalista palestinese uccisa da un cecchino israeliano dell’istallazione di Dormino. I suoi “lumi”, oscuri come la notte, non giudicano il nostro vagare, ma ci ricordano il prezzo della verità e il dovere della testimonianza. Il viaggio non offre approdi sicuri né soluzioni definitive. Soprattutto, non ha fine. Come ha scritto Glauco Cambon, ‘se l’arte contemporanea coi suoi vertiginosi esperimenti ci avrà condotto ad affrontare l’abisso della nostra dispersione, ci avrà dato la possibilità di istallarci […] in un nuovo mondo a venire e in un linguaggio valido; di riessere umani. Nel frattempo, attendati in terra di nessuno, viviamo l’inferno dell’attesa. Possiamo solo sperare che sia infine un purgatorio’. Di questo purgatorio, incerto almeno quanto necessario, The Journey è la cronaca fedele. Ripercorrerla, o rimanere ancorati alle nostre facili certezze, spetta a noi”.
Organizzata da Aurea Phoenix APS, The Journey inaugura gli eventi di Infiorata Extra – L’infiorata lunga un anno, manifestazione satellite dell’infiorata di Gallicano.

Christian Vigliarolo, Inside out, gesso e ferro, 100x80x200 cm, 2025
Cristian Vigliarolo – È nato nel 1974 a Roma. Si diploma al V Liceo Artistico di Roma nel 1994. Tra il 1996 e il 2000 studia tecniche della pietra presso il suo studio di scultura di Roma. Nel 2002 a Frascati fonda un atelier di scultura con altri due scultori, con i quali collabora a tutt’oggi. Nel 2003 partecipa alla creazione di un’associazione culturale artistica, con intenti di divulgazione. Nel 2003 il comune di Frascati seleziona il suo atelier per la realizzazione di una scultura monumentale per un parco pubblico, realizzata nel 2004. Dal 2003 al 2010 partecipa a diversi simposi internazionali di scultura. Dal 2010 a oggi lavora tra Ciampino e Zagarolo, dove collabora con lo studio di scultura M’arte.
https://www.instagram.com/cristian_vigliarolo/

Paolo Garau, Il gioco dei giusti, legno, cemento fibrato, 520x250x400 cm, 2025, studio per l’opera
Paolo Garau – Nasce nel 1975 a Roma. Nel 1998 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma Sezione Scultura e nel 1999 frequenta il Corso TAM di scultura di Pietrarubbia (PU), presieduto da Arnaldo Pomodoro. Nel 2001 partecipa al Progetto Leonardo a Berlino. Si dedica principalmente alla scultura: la sua ricerca artistica è incentrata sulla sperimentazione di nuove composizioni formali, spesso partendo da elementi anatomici di persone con le quali entra in relazione, al fine di produrre calchi delle parti interessate. Dal 2003 è docente di Scultura e Arte nelle scuole superiore. Si è occupato di progettazione e realizzazione di elementi scenici e decorativi. Utilizza diversi materiali: ceramica, metalli, resine sintetiche, legno e tessuti. Vive e lavora a Roma.
https://paologarau.it/
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Francesco Scialò, Fico, bicicletta, resina, carta assorbente, 170x106x43, 2018-2025 (1)
Francesco Scialò – Nasce nel 1963 a Reggio Calabria. Si forma all’interno del mondo della pittura, mosso da un amore per il colore che non abbandonerà mai, percepibile anche nei lavori di scultura, dove il colore fisico è assente. Da sempre è un accumulatore seriale di tutti gli oggetti che incontra. Questo lo porta spontaneamente a usarli all’interno dei suoi lavori. Alcuni anni fa, dal ritrovamento di un tappo di bottiglia di acqua minerale nei boschi dell’Aspromonte, Scialò inizia un’indagine sulle multinazionali e sul loro accaparramento di tutte le acque potabili del pianeta, sulla desertificazione, sull’inquinamento e su tutte le problematiche correlate all’acqua. Il lavoro, ancora attivo, è costituito da centinaia di opere, dipinti, grafiche, mappe, foto, acquarelli, matite, pastelli. Nel 2000 l’artista trascorre ventiquattro ore vivendo da uomo senza una fissa dimora, esperienza che aveva già vissuto alcuni anni prima a Trevi in occasione di un evento al Trevi Flash Art Museum. Negli ultimi anni, Scialò seziona e riassembla oggetti che abitualmente sono impossibili da smontare: una bandiera, una bombola del gas, uno specchio, tappeti, lenzuola, giacche. È affascinato dall’impossibile. I miracoli, negli ultimi lavori, sono un tema che l’artista sta scandagliando in tutte le sue sfaccettature. Vive a Reggio Calabria, dove insegna presso la locale Accademia di Belle Arti.
https://www.instagram.com/francescoscialo/

Francesco Pennacchi, Ignaro, resina acrilica, 160×90 cm, 2025
Francesco Pennacchi – Nasce a Genzano di Roma nel 2003. Si è diplomato al Liceo Artistico M. Amari P. Mercuri di Ciampino e attualmente frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel settembre 2022 partecipa alla residenza d’artista “Spazi dell’esistenza” presso Officine Brandimarte (Ascoli Piceno). Nel luglio 2023 partecipa a un simposio internazionale di scultura a Vitorchiano (VT) e realizza l’opera Il primo passo. Attualmente collabora con lo studio di scultura M’arte. Nel maggio 2025 espone nella mostra Neppure con un fiore l’opera Flowers nell’ambito della manifestazione satellite dell’infiorata di Noto “Fuori Infiorata”.
https://www.instagram.com/francesco.pennacchi/

Davide Dormino, Sul guardare, legno, misure varie, 2025
Davide Dormino – Nasce a Udine nel 1973. Si esprime principalmente attraverso la scultura e il disegno, cercando nuove forme e sfruttando le possibilità liriche e plastiche di materiali come il marmo, il bronzo e il ferro. Nei suoi lavori di arte pubblica e ambientale si ritrova una tendenza alla monumentalità (Poltergeist, 2019) e alla presa di possesso dello spazio (Naviganti_Monumento all’immaginazione, 2017). In ogni suo lavoro, inoltre, compare una ricerca di senso, attraverso il riferimento a tematiche imprescindibili per l’Uomo (Atlante, 2019). Ha realizzato opere ambientali in Italia e all’estero tra cui Breath (2011), per incarico delle Nazione Unite, installata permanentemente nella North Lawn del quartiere generale delle U.N. a New York. Anything to say? (2015) è una scultura itinerante dedicata al coraggio e alla libertà d’espressione che ha iniziato il suo percorso da Berlino (Alexanderplatz) il 1 di maggio 2015 e, successivamente, si è spostata in ventiquattro piazze delle principali capitali europee e dell’Australia. Per quest’opera ha ricevuto nel 2016 il Prix Éthique dall’organizzazione francese AntiCor. Ha realizzato opere permanenti in Italia a all’estero. Dal 2002, insegna Disegno, Scultura e Installazione alla R.U.F.A. di Roma.
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Fulvio Merolli, Il cavaliere errante, cemento, acciaio, 300x250x120 cm, 2025
Fulvio Merolli – Nato a Marino nel 1975, segue un rigoroso percorso di studi artistici dal Liceo fino all’Accademia di Belle Arti, prima quella romana e poi quella di Carrara. Dopo la laurea gli viene affidata la Cattedra di Anatomia Artistica dell’Accademia di San Remo, che lascia dopo due anni a favore di un lavoro formativo professionale presso gli studi più prestigiosi della lavorazione artistica del marmo a Carrara, collaborando allo sviluppo tecnico e produttivo delle opere di alcuni artisti di riferimento dell’arte contemporanea. Dai primissimi anni 2000 collabora a Roma con lo studio di scultura M’arte. Nel corso degli anni partecipa a diverse mostre internazionali e vince vari premi, tra i quali il premo F. L. Catel per la scultura. È curatore presso l’Acquario Romano Casa dell’Architettura e docente di Scultura presso la R.U.F.A. di Roma. Negli ultimi anni realizza in prima persona opere d’arte pubblica e cura mostre di scultura in tutta Italia.
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Alessia Forconi – Nasce a Roma nel 1975 e si forma tra l’Accademia di Belle Arti di Roma e quella di Carrara; negli anni partecipa a numerose mostre e concorsi ottenendo vari riconoscimenti. Realizza molte opere monumentali sia pubbliche sia private, una per tutte l’installazione M’egattere nel parco di Villa Sciarra a Frascati, dove sette balene ricavate da trentasei tonnellate di travertino nuotano su uno strato di ghiaia di silicio nero. Dai primissimi anni 2000 collabora a Roma con lo studio di scultura M’arte. Sue sculture sono presenti in Italia, Francia, Serbia, Turchia e Giappone. In quest’ultimo paese, nel 2017, si è tenuta una sua personale nel museo cittadino di Ohtawara. Il Leitmotiv della sua opera è il rapporto uomo-natura, interpretato in chiave onirica e surreale.
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Alessia-Forconi-Merima-Fetahovic-Il-filo-doro-acciaio-terracotta-230×60-2025-
Merima Fetahovic – Nasce a Novi Sad (Serbia) nel 1979. Si diploma presso il Liceo Artistico “Bogdan Suput” a Novi Sad (Serbia) nel 1998. Si laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti a Novi Sad (Serbia) nel 2003, presso la cattedra del professore Tomislav Todorovic. Lo stesso anno riceve il riconoscimento di miglior giovane scultore presso ART KLINIKA. Dopo l’Accademia segue un percorso di approfondimento della tecnica della ceramica giapponese RAKU. Trasferitasi in Italia, comincia a lavorare il marmo. Ha realizzato sedici mostre personali e più di settanta mostre collettive in Europa e in Oriente. Membro di SULUV dal 2005, nel 2009 si trasferisce a Roma, dove attualmente vive e lavora.
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