Arrivano i Green Jobs per i cinema e i teatri

Corsi gratuiti per diventare manager e tecnici: nuove competenze per cinema e teatri su efficienza energetica, economia circolare e sostenibilità

-Aperte le selezioni fino al 30 aprile 2024-

Aperte le selezioni fino al 30 aprile 2024 per i corsi gratuiti “Orientati all’ecologia – Percorsi di orientamento e formazione per lo spettacolo e l’ambiente” per diventare manager e tecnici per la progettazione e gestione sostenibile delle sale cinematografiche e teatrali. Tre diverse sessioni per un totale di 250 ore che potranno essere seguite anche singolarmente e che si svolgeranno da maggio a ottobre prossimi.

A realizzarli è l’Osservatorio Spettacolo e Ambiente costituito dalla Rete dello spettacolo e dell’ambiente, di cui fanno parte ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinema – Sezione regionale del Lazio, Green Cross Italia, ATIP – Associazione Teatri Privati Italiani e finanziato dall’ Unione Europea – NextGeneration EU per progetti di Capacity building per gli operatori della cultura.

“I tecnici del settore radiotelevisivo, cinematografico e teatrale sono nella top ten delle professioni censite dal sistema Excelsior di Unioncamere per le quali sono richieste l’attitudine al risparmio energetico e la sensibilità alla riduzione dell’impatto ambientale”, spiega Marco Gisotti, direttore scientifico dell’Osservatorio e fra i maggiori esperti italiani di green jobs. “Nei prossimi quattro anni il settore richiederà circa 9.000 nuovi occupati, fra professionisti e tecnici -prosegue- e lo stesso vale per le competenze digitali 4.0”.

E come afferma Leandro Pesci, presidente di Anec Lazio, “il corso per la progettazione e gestione sostenibile di cinema e teatri che noi lanciamo oggi è solo il primo passo di un progetto che vuole vincere tre volte: tagliando gli sprechi economici e realizzando interventi di efficienza energetica; preservando l’ambiente e offrendo sale sempre più confortevoli e sicure e creando nuova occupazione di qualità”.

“Dopo i 200 milioni di euro del 2022 e gli ulteriori 19 milioni del febbraio scorso destinati dal PNRR all’ecoefficienza di cinema e teatri, si è dato avvio ad un ammodernamento radicale di una grandissima parte delle sale teatrali italiane, con la possibilità di creare economie di gestione e impatto positivo sull’ambiente, soprattutto per quanto riguarda i consumi energetici”, aggiunge Massimo Arcangeli, direttore generale di Atip. “Questo, però, significa la necessità di impiegare migliaia di nuovi professionisti con competenze green”.

Alla progettazione del corso ha partecipato la scuola di formazione ISNOVA, partecipata da ENEA. L’Osservatorio Spettacolo e Ambiente, infatti, aderisce a Italia in classe A, il programma nazionale di formazione e informazione sull’efficienza energetica del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, Enea e Agenzia Nazionale per l’Efficienza energetica.

“Grazie all’Osservatorio su Spettacolo e Ambiente potremo mettere insieme tutte quelle esperienze e competenze affinché l’industria dello spettacolo sia fra le più sostenibili e moderne del Paese e, data la sua natura, possa servire di ispirazione ai suoi spettatori che, poi, sono i cittadini stessi: professionisti e imprenditori che saranno più informati e più preparati ad affrontare la sfida della transizione ecologica”, sostiene Elio Pacilio, presidente di “Green Cross Italia”, la ONG fondata da Mikhail Gorbaciov e Rita Levi Montalcini.

Lo scopo del progetto “Orientati all’ecologia” è quello di migliorare nella direzione dell’efficienza energetica e dell’economia circolare la capacity building degli operatori del settore attraverso la formazione degli stessi gestori e dei tecnici che lavorano in questo ambito, nonché di ingegneri, architetti o geometri che vogliano specializzarsi e allargare le proprie competenze. La selezione avverrà sulla base dei titoli e con un test motivazionale e sarà data priorità agli under 27. Per info e iscrizioni: www.osservatoriospettacoloeambiente.it

Il corso è organizzato in tre diverse sessioni che sarà possibile frequentare indipendentemente le une dalle altre, sia in presenza che on-line. La prima è dedicata alle opportunità, alle norme, ai finanziamenti e ai criteri ambientali minimi. La seconda sessione ai tecnici delle strutture su progettazione, riqualificazione, edifici e strutture, sicurezza. La terza è indirizzata ai tecnici della gestione su consumi, processi, manutenzione, rifiuti, gestione degli acquisti, gestione food & beverage, comunicazione, clienti.

Le lezioni si svolgeranno tutte le mattine, dalle ore 9 alle ore 13 -dal lunedì al venerdì- nei locali dell’AGIS Lazio a Roma, in via Vicenza 5A, con la possibilità di partecipazione anche in streaming da remoto, su piattaforma certificata. Al termine di ogni Sessione sarà svolto un project work e,
a chi avrà seguito almeno l’80% di ogni sessione, sarà rilasciato un attestato di partecipazione. L’Osservatorio Spettacolo e ambiente, inoltre, darà ampio risalto e comunicazione dei professionisti che avranno conseguito l’attestato di tutte e tre le sessioni, o solo di una, sul proprio sito al fine di mettere in comunicazione gli operatori con i professionisti specializzati.

TEMI E ARTICOLAZIONE DELLE TRE SESSIONI:

SESSIONE 1
Pianificazione e ideazione degli interventi
Erogazione delle lezioni dal 6 al 27 maggio 2024
Questa sessione è pensata per i “decisori”, ovvero ai gestori o a quei professionisti che accompagneranno i gestori nelle proprie scelte di rinnovamento delle strutture.
L’efficienza energetica, infatti, è il principale driver per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e contrastare i cambiamenti climatici in corso. Anche il settore degli eventi d’intrattenimento cinematografico e teatrale è un utilizzatore di energia sia per la rappresentazione degli spettacoli sia per la climatizzazione e l’illuminazione delle sale. La sessione si pone l’obiettivo di illustrare e approfondire le opportunità attraverso le quali si possono ridurre i consumi di energia a parità di prestazioni fornite e ottenere benefici di carattere economico e ambientale anche attraverso l’uso di fonti energetiche rinnovabili. Analisi delle norme per il GPP e i criteri ambientali minimi anche per la gestione degli eventi dal vivo.

SESSIONE 2
Progettazione della sostenibilità
Erogazione delle lezioni dal 3 al 28 giugno 2024
Dedicata ai contenuti tecnici, questa sessione si pone l’’obiettivo di aiutare a ridurre i consumi di combustibili fossili, per contrastare i cambiamenti climatici e la dipendenza dall’estero per le forniture energetiche, ha imposto lo sviluppo di strumenti e tecnologie innovative che incrementano le performance energetiche delle attrezzature e degli impianti utilizzati nel mondo dell’intrattenimento cinematografico e teatrale. La sessione elenca e analizza i principali strumenti e le tecnologie disponibili sul mercato per individuare le opportunità di miglioramento dell’uso dell’energia e valutare i benefici tecnico e economici derivanti dall’uso di appropriate tecnologie.

SESSIONE 3
Gestione integrata delle strutture
Erogazione delle lezioni dal 16 settembre al 19 ottobre 2024
Ai tecnici e i manager che si occupano della gestione delle sale di cinema e teatri è dedicata la terza sessione del Corso, prendendo in esame la nuova direttiva europea sull’efficienza energetica che imporrà l’implementazione di sistemi di gestione dell’energia. Adottare un sistema di gestione dell’energia non solo porta ad utilizzare tecnologie che a parità di servizio reso consumano meno energia ma promuove anche comportamenti energeticamente consapevoli di tutto il personale dell’organizzazione al fine di evitare consumi inappropriati di energia e altre risorse naturali. Il corso pertanto si pone l’obiettivo di far conoscere i vantaggi ottenibili attraverso l’uso di metodologie, strumenti e tecnologie finalizzati a adottare un adeguato sistema di gestione dell’energia. Gestione dei rifiuti e del settore food & beverage. Elementi di comunicazione e marketing.

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Sonorità e/è voce. Il racconto immaginifico di Marco Cesarini. “Cani randagi”, il singolo disponibile dal 12 aprile anteprima del nuovo album del musicista pesarese “Chi è Antelope Cobbler?” in uscita il 18 aprile p.v. 

Sonorità e/è voce. Il racconto immaginifico di Marco Cesarini 

Cani randagi, il singolo disponibile dal 12 aprile anteprima del nuovo album del musicista pesarese Chi è Antelope Cobbler? in uscita il 18 aprile p.v. 

Marco Cesarini

Il suono, come per estensione la musica, ha ed è una voce, sembra volerci dire Marco Cesarini, talentuoso chitarrista, polistrumentista e compositore pesarese. Il singolo Cani randagi disponibile dal 12 aprile p.v. per l’etichetta musicale nusica.org, ribollente fucina di tanti innovativi artisti, e scelto come brano anticipatore dell’album Chi è Antelope Cobbler? in uscita il 18 aprile p.v., ha già in sé quel carattere polisemico (dato questo dalle preziose illustrazioni dell’artista Aliena Wrobleski, alias Margherita Baldelli, un ulteriore strumento di interpretazione sulla scia dei libretti usati nella musica classica), e polisemantico che contraddistingue l’opera musicale da cui è tratto. La Musica, intesa come paradigma di espressività, è il mezzo prescelto da un lato per scandagliare e indagare la realtà, di per sé misterica ed enigmatica, dall’altro come strumento narrativo. Ed ecco allora risplendere la cifra stilistica di Marco Cesarini che, scegliendo e prediligendo, e non a caso, la musica strumentale, la sola in grado di scardinarne ed esaltarne le potenzialità espressive, affida alla timbrica, alla ritmica e all’armonia il compito e il ruolo di interpreti e protagonisti delle sue storie consistenti in iperboli (di) e visioni che sono a un tempo della mente, del cuore e dell’inconscio con le sue oscurità, i suoi demoni e illuminazioni. In cani randagi, summa proprio degli archetipi di sogni e di visioni, risuonano motivi tematici e simbolici protagonisti proprio gli strumenti con tutta la loro potenzialità e i loro rimandi espressivi e immaginifici. La consistenza e l’identità di quest’opera musicale è liquida, indefinita e indefinibile, non ha e non può avere margini identificativi ben definiti, si ispira al cinema e alla capacità visionaria di David Lynch, Maestro e personificazione della surrealtà. Chi è Antelope Cobbler?, progetto-audiovisivo multiforme e visionario, segna inoltre un’ulteriore evoluzione di Marco Cesarini, che con quest’opera dà vita a una nuova formazione: Marco Cesarini & Henry Mclusky, nome ed eteronimo dello stesso artista a sottolineare la sua verve immaginativa e creativa È la verità dell’invisibile, l’ascolto dell’inudibile e dell’indicibile, la plausibilità dell’irrealtà come l’inconsistenza e la vacuità del “reale” a rappresentare la cifra stilistica e il significato più recondito di questa originale e innovativa opera musicale dalle molteplici possibilità e potenzialità di ascolto. Imprescindibili compagni di viaggio di quest’avventura musicale sono i musicisti che hanno collaborato con Cesarini nella formazione Uqbar Orchestra: Jean Gambini (sax tenore e contrabbasso), Andrea Angeloni (trombone, tuba e eufonio), Davide Mazzoli (batteria), Giacomo Del Monte (percussioni). Accanto a loro anche Naima Gambini (violino) e Marco Rossi (violoncello). 

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A Fortezza Est dall’11 al 13 aprile in scena la Compagnia Lidi Precari con “C19H28O2 (o Come Avere le Palle)”: un racconto che si interroga sull’identità maschile e l’identità di genere tra tabù, lavoro e stereotipi.

C19H28O2

(o Come Avere le Palle)

scritto e diretto da Riccardo Rampazzo

Aiuto-regia Giulia Ravelli

con Leonardo Cesaroni, Paolo Sangiorgio, Sara Younes

musiche originali Massimo Rusi

co-produzione Lidi Precari e Fortezza Est

con il sostegno di Centro Culturale Artemia

FORTEZZA EST 11 – 12 – 13 Aprile 2024

Sul palco di Fortezza est dall’11 al 13 aprile C19H28O2 (o Come Avere le Palle) scritto e diretto da Riccardo Rampazzo con in scena Leonardo Cesaroni, Paolo Sangiorgio, Sara Younes, protagonisti di un racconto sull’identità maschile nel mondo di oggi.

Una piccola barca, notte, mare aperto, due pescatori: Loris e Gu viaggiano da giorni alla ricerca di una creatura la cui cattura potrebbe stravolgere le loro vite. Ma il viaggio porta con sé altri mostri e la barca diventa un luogo in cui far carburare una corsa alla virilità, a capire chi è più “uomo”, chi reprime di più, chi ama di meno.

Esiste, per Loris e Gu, solo il costante tentativo di dimostrare d’essere “uomini”, d’allontanare la minaccia sempre imminente di diventare “effeminati”. L’unità di misura della mascolinità, per i due pescatori, è il lavoro. “Prendo, taglio, tolgo, butto” in un ciclo infinito, interrotto, sì, da qualche sporadico pensiero, ma subito ripreso e riconfermato. Nessun dubbio, solo produrre: e per chiunque si metta in mezzo, violenza e repressione. Poi, l’imprevisto: la donna. Tormento terribile per Gu; ossessione, oggetto, merce di scambio, per Loris. Due attitudini ugualmente tossiche che hanno come unico risultato quello di implodere in sé stesse.

“C19H28O2” racconta una rappresentanza maschile sicuramente esecrabile e tendenzialmente oscura, da cui far intravedere, tuttavia, uno spiraglio di luce, sottolineando che il modo in cui la cultura capitalista considera la mascolinità e il lavoro non è niente più che una finzione, solo un’altra storia che raccontiamo a noi stessi. “C19H28O2”, per gli amici, Testosterone. Il tentativo di indagare cosa fa di un maschio, un maschio, solo per capire che la mascolinità (come anche la femminilità) non esiste.

Cosa succede, allora, se giochiamo ad inserire un elemento immodificabile, intangibile dai due “animali della scena”? Una voce. Più in particolare, una voce di donna. La femminilità diventa l’unica incognita di questa equazione che i due protagonisti non riescono a risolvere.

11-12-13 aprile 2024 – Fortezza Est

via Francesco Laparelli, 62 Roma – Tor Pignattara

Orario Spettacoli giov- ven-sab ore 20:30

biglietto unico 12.00€

www.fortezzaest.com

info e prenotazioni mail prenotazionifortezzaest@gmail.com

| whatsapp 329.8027943| 349.4356219

Ufficio Stampa: Eleonora Turco eleonoraturco.press@gmail.com 329.80.279.43

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La scrittura come sublime sortilegio e chiave di accesso a infiniti mondi altri. Intervista a Davide Seidita

La scrittura come sublime sortilegio e chiave di accesso a infiniti mondi altri

Intervista a Davide Seidita

a cura di Luca Carbonara

Che cos’è per te la parola e dove e perché nasce? È ciò che manca che la fa esistere come diceva Patrizia Cavalli?

La parola è la chiave per aprire la porta della conoscenza, e conoscere significa essere liberi. Ogni giorno mi rendo conto che ciascuno di noi possiede questa chiave e che possiamo utilizzarla a nostro vantaggio. Ma è anche vero che noi artisti siamo legati dalle forze della terra e dell’universo. Noi percepiamo e assimiliamo ogni cosa, le cose belle e quelle brutte, e diventano fiamme che bruciano, fino a quando le elaboriamo e le trasformiamo in testi, dipinti, musica. È vero che la parola nasce quando manca qualcosa, ma non è qualcosa che, scrivendo, togliamo del tutto: semplicemente condividiamo ciò che sentiamo con tutti. Quale artista non ha assaporato il beneficio del dolore?

Davide Seidita

Qual è il percorso, la genesi dello scrittore Davide Seidita e che cosa significa per te scrivere?

Davide Seidita nasce da umili origini. Inizia a scrivere a cinque anni (ho imparato prima della scuola primaria, pensa un po’) ed è affascinato dalle favole dei fratelli Grimm che sua madre gli leggeva. Ricordo tutte quelle volte di aver rinunciato ad andare a giocare con gli altri bambini, preferendo di stare da solo a scrivere le mie prime storie. Ma l’infanzia è durata davvero troppo breve, e la realtà di cosa stava accadendo nella mia vita mi ha segnato parecchio: a sedici anni ho dovuto rinunciare agli studi e ho iniziato a lavorare in un negozio di frutta e verdura per mantenere mia madre e mia sorella, dato che mio padre ci aveva lasciato. Avevamo davvero una situazione economica critica. Ricordo molto bene come mi sentivo in quel periodo: solo, triste, annullato. L’idea di aver rinunciato a tutto ciò in cui sognavo mi ha portato in un tunnel di depressione, all’interno del quale non vedevo via d’uscita. Avevo diciassette anni, e il mondo sembrava crollarmi addosso. E fu proprio in quel periodo che venne fuori Dave Street e il mio ritorno alla scrittura. Da quel momento, scrivere è stato come una terapia, un riscatto sociale per il quale poter andare avanti. Iniziai a scrivere Dave Street e il Mago Pietrificatore e, in poco tempo, nacquero i vari personaggi che avrebbero accompagnato questa lunga storia che narra le vicende di Dave Street contro il Signore Oscuro Mortifer.

Il tempo e/è lo spazio, grandezze variabili e interconnesse cariche di significati e di  arcani misteri. Come interagisci con il tempo presente, ne percepisci il respiro? E con lo spazio che ti circonda?

Il tempo e lo spazio sono concetti complessi e affascinanti che influenzano profondamente la nostra percezione e la nostra esistenza. Personalmente, cerco di essere consapevole del tempo presente e di vivere nel momento, cercando di apprezzare le esperienze e le emozioni che si presentano in ogni istante. Percepisco il respiro del tempo attraverso i cambiamenti che avvengono nella mia vita e nella mia crescita personale. Quanto allo spazio che mi circonda, cerco di rendermi conto della sua importanza e della sua influenza sulla mia vita quotidiana. Mi sforzo di creare spazi che ispirino e mi permettano di esprimere la mia creatività e la mia individualità. Mi interesso anche alla relazione tra o spazio fisico e il benessere mentale, cercando di mantenere un ambiente che favorisca il mio equilibrio e la mia serenità.

Che cos’è per te la realtà e cosa è reale? Ciò che è fisicamente tangibile e/o percettibile? Che rapporto hai con la realtà che ti circonda?

La realtà è una porta d’accesso che mi riporta dal mondo che ho creato nei miei libri. Quando scrivo, per esempio, non esisto a 360° e questa cosa mi fa davvero pensare quanto mi senta davvero libero e felice. Il rapporto che ho con la realtà è l’essenza dalla quale io traggo molte idee. Sai quante volte mi ritrovo ad osservare tutti i passanti che trovo nella Underground di Londra? Ammetto di essere una persona curiosa, e non ti nascondo che inizio a fantasticare sulle loro vite, immaginando cosa fanno, dove stanno andando, quale lavoro svolgono. Mi è anche capitato di restare particolarmente colpito da certi volti che mi hanno aiutato a descrivere i miei personaggi. Forse per alcuni potrebbe essere inquietante, persino per Steven King, ma trovo che sia davvero fantastico. La realtà, dopotutto, ci serve anche per raccontare cosa succede nella società e nel mondo, che sono in continua trasformazione.

Sei autore di ben sette libri, una vera e propria saga, con protagonista Dave Street, giovane mago direttore del Priorato di Nemesi che nel romanzo edito da Calibano Editore Dave Street e l’amuleto di fuoco scopre che il Signore Oscuro Mortifer è alla ricerca del prezioso amuleto grazie al quale potrà ottenere il potere assoluto. Con l’aiuto delle sue fedeli amiche Paula e Deborah e di un potente Stregone cercherà di impedirlo in un susseguirsi di avvincenti e rocambolesche avventure in cui assistiamo alle più prodigiose magie e incantesimi con la fantasmagorica girobussola e il portentoso metroquadro, protagonisti i vampiri, i fantasmi, i malvagi Morditeschi, i folletti, i maghi, le streghe… un mondo parallelo in cui il mondo magico e il mondo profano (vale a dire quello degli uomini?) si alleano contro i vampiri. Balza agli occhi la stretta assonanza tra il tuo nome e quello del protagonista: è il tuo alter ego? Chi si cela dietro le sembianze di Mortifer? Se la Gioconda che si trova al Louvre è una copia dell’originale dove si trovano e cosa rappresentano le città di Enclipoli e Kartenia? In quale tempo si svolgono i fatti narrati?

Ho riflettuto molto su questa assonanza tra il mio nome e quello del protagonista, ma è una cosa che ho capito nel tempo, man mano che la storia si sviluppava e il forte peso che il protagonista ha nel mondo magico per salvarlo dall’ascesa del Signore Oscuro Mortifer. C’è sicuramente una somiglianza, specie nei tratti somatici, ma anche nell’aspetto caratteriale: molti lettori, dopo aver letto il libro, mi chiamano Dave, proprio perché vedono me all’interno della storia. Riguardo a Mortifer, voglio darti un grande beneficio: sei il primo che mi fa una domanda che attendevo da molto tempo, sai? Ho analizzato nel tempo la nascita di Mortifer, l’antagonista della saga, e mi sono sempre chiesto da quale parte della mia anima potesse essere nato un personaggio oscuro, cattivo, con il desiderio di dominio nel mondo. Mi sono sempre detto che i personaggi, in qualche modo, sono lo specchio dell’autore/trice. Da un punto di vista psicologico, credo fortemente che Mortifer sia nato dalla mia rabbia e dal forte dolore che stavo attraversando quando c’erano problemi in casa. Io, mia madre e mia sorella stavamo veramente messi molto male, anche dal punto di vista psicologico su ciò che mio padre ci aveva inflitto. A Dave Street devo veramente tutto: mi ha aiutato a credere in me stesso e a ricostruire la mia famiglia. Quando iniziai a scrivere la trama e i vari intrecci fra un libro e l’altro, realizzai qualcosa che mi ha davvero reso molto felice: la collocazione del tempo parte dal 2014 (dal primo libro di Dave Street), mentre invece lo spazio ha delle incertezze, ma sappiamo che Xander, fratello di Dave e ricercatore di manufatti Profani (noi umani praticamente), viaggia nel loro mondo e ha visitato città come New York, Tokyo, ed è stato anche in Australia. Enclipoli, capitale dell’Isola di Arath, come Kartenia, capitale delle Terre di Soterghage, insieme ad altre terre di cui non posso fare il nome (spoiler!), non hanno una collocazione ben precisa, e sai perché? Lascio che siano i lettori di tutto il mondo a decidere dove collocarli. Tutti devono viaggiare con la fantasia.

Avrà mai fine l’annosa lotta tra il Bene e il Male?

A questa domanda, non posso rispondere in pieno, poiché potrei rivelare spoiler delle trame successive, tuttavia posso dirti che in questo libro i personaggi iniziano ad avere una collocazione: abbiamo infatti Dave Street e i suoi amici, con Alastair Marth, Kathlyn e molti altri che si preparano all’ascesa di Mortifer, dall’altra ci sono i Morditeschi e tutti i sostenitori che già vengono un po’ menzionati. Il mondo magico si prepara alla minaccia dell’oscurità, all’interno del quale l’amicizia, la famiglia, l’amore verranno messi a dura prova. Mentre questo tema può sembrare senza fine e eterno, spesso porta con sé un messaggio di speranza e di fiducia.

Quali sono i tuoi programmi futuri?

Ho già  terminato il quarto libro e ho iniziato a scrivere il quinto, anche se sto procedendo con estrema calma. Per fortuna non ho scadenze, per cui sto concentrando le mie attenzioni verso gli studi, dato che sto frequentando l’università a Londra, dove spero con tutto il cuore di ottenere la laurea in lingue. Al momento sono anche in fase di lettura, periodo in cui divoro un libro ogni tre giorni. Mi sto godendo le bellezze che circondano la città di Londra, la quale offre davvero tanto. Qui mi sento a casa, nel mio posto. E non sono mai stato così felice.

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Costruendo il Futuro: Donne, Formazione e Intelligenza Artificiale Rivoluzionano l’Edilizia

Il mondo dell’edilizia sta assistendo a un cambiamento notevole e positivo: l’aumento significativo della presenza femminile nei cantieri e nelle scuole di formazione. Questo trend è un segno distintivo di una trasformazione più ampia che sta avvenendo nella società, dove i ruoli di genere tradizionalmente assegnati stanno diventando sempre più fluidi. La distribuzione di caschetti rosa a Torino per le studentesse impegnate in questo settore non è solo un simbolo di riconoscimento, ma anche una dichiarazione potente sulla sicurezza e l’inclusione. Con il numero di donne iscritte ai corsi di formazione che ha quasi raddoppiato in soli due anni, siamo testimoni di un cambiamento culturale che valorizza la diversità di genere e promuove un ambiente di lavoro più inclusivo. Questo non solo arricchisce il settore dell’edilizia con nuove prospettive e competenze, ma sottolinea anche l’importanza di offrire opportunità eque a tutti, indipendentemente dal genere.

L’Intelligenza Artificiale: Rivoluzionare l’Edilizia Mantenendo l’Umanità al Centro

L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando il settore edile in modi prima inimmaginabili, promettendo un impatto potenzialmente rivoluzionario su produttività, sicurezza e sostenibilità. Ma ciò che distingue l’approccio attuale è l’enfasi sul ruolo cruciale dell’elemento umano e dell’etica in questa transizione. L’adozione dell’IA, guidata dal principio della “rivoluzione 5.0”, mira a creare un equilibrio tra tecnologia e umanesimo, assicurando che i benefici dell’innovazione tecnologica siano accessibili a tutti e rispettosi dei valori umani fondamentali. L’IA ha il potenziale per migliorare significativamente l’efficienza delle operazioni di costruzione, dalla pianificazione alla sicurezza, ma il suo successo dipende dalla capacità di integrare queste tecnologie in modo che arricchiscano il lavoro umano piuttosto che sostituirlo. Questo approccio olistico all’innovazione tecnologica nel settore dell’edilizia non solo promette di migliorare le pratiche di lavoro ma si propone anche di attrarre una nuova generazione di talenti, equilibrando progresso tecnico e valori umani.

Formazione e Innovazione: Prepararsi al Futuro dell’Edilizia

Il rinnovamento del settore edile passa attraverso un’imperativa esigenza di formazione e aggiornamento continui. L’importanza di sviluppare competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie è fondamentale non solo per i nuovi ingressi nel mondo del lavoro ma anche per chi già opera nel settore. La crescente domanda di professionalità specializzate riflette la necessità di un aggiornamento professionale che tenga il passo con le rapide evoluzioni tecnologiche. Piani di formazione innovativi e strategie governative dedicate possono giocare un ruolo cruciale nell’assicurare che le competenze necessarie per navigare la nuova era dell’edilizia siano ampiamente disponibili e accessibili. La prospettiva di un settore edile più tecnologicamente avanzato e inclusivo richiede un impegno collettivo verso l’istruzione e la formazione, garantendo che ogni lavoratore possa contribuire efficacemente all’evoluzione del settore. Inoltre, l’attenzione alla formazione riflette un impegno più ampio verso lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale, evidenziando il ruolo dell’edilizia non solo nell’economia ma anche nel progresso della società.

Fonte: https://www.misterworker.com/it/

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Sinistra Italiana Roma e Area Metropolitana: la situazione a LazioDiSCo è inaccettabile

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DOMANI 23 marzo APRE LA MOSTRA “Il Surrealismo: the infinite madness of dreams” | Sessanta opere a Desenzano (Bs)

IL SURREALISMO. The infinite madness of dreams dal 23 MARZO al 2 GIUGNO 2024 AL CASTELLO DI DESENZANO DEL GARDA (BS)

a cura di Matteo Vanzan

Aprirà al pubblico sabato 23 marzo 2024 alle ore 10.00 la mostra “Il Surrealismo: the infinite madness of dreams”, esposizione di oltre 60 opere dei principali artisti surrealisti allestita presso il Castello di Desenzano del Garda (Bs).

Illustration of man walking with cloud over his head, surreal abstract concept

Nel centenario del “Manifesto del Surrealismo”, scritto da André Breton nel 1924, l’esposizione si pone l’obiettivo di presentare un’estetica fondata sulle ricerche legate al sogno, all’inconscio, alla follia fino ad approdare al mondo dell’erotismo, del fantastico e del gioco.
Fino al 2 giugno 2024 sarà possibile ammirare le opere di coloro che hanno rappresentato una ricerca espressiva che trova nei labirinti della metamorfosi il motore propulsivo di una realtà non percepibile e misteriosa: da René Magritte a Salvador Dalì, da Joan Mirò a André Masson, da Sebastiàn Matta a Hans Bellmer, da Man Ray a Max Ernst e Leonor Fini, senza dimenticare il padre ispiratore del movimento Giorgio de Chirico.
Opere provenienti da collezioni private italiane già presentate in numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra le quali spiccano quelle esposte nella storica mostra “Dalì” tenutasi a New York, Tokyo e Ginevra dal 1964 al 1970, offriranno al visitatore l’occasione di confrontarsi con una stagione artistica capace di introdurre, nella nostra cultura, una visione del mondo che è andata ben oltre i limiti storici del movimento.

“Siamo alla quarta mostra in Castello in poco meno di due anni organizzata con la preziosa collaborazione di Matteo Vanzan” continua l’Assessore alla Cultura Pietro Avanzi, “fino ad oggi ogni rassegna è stata un mix di emozioni che ha portato sul nostro territorio tantissime persone da ogni parte d’Italia e del mondo. Un successo di pubblico che si è ripetuto con costanza, anche nell’ultima uscita riguardante la Pop Art su cui abbiamo puntato molto nel 2023. Oggi invece si passa a un genere completamente nuovo, una esposizione che propone, con circa sessanta opere, un percorso attraverso uno dei più grandi movimenti artistici d’avanguardia del Novecento, il Surrealismo, nato a Parigi a metà degli anni Venti. Di questo mondo fanno parte artisti diventati leggende come Salvador Dalì, Renè Magritte, Leonor Fini e Man Ray: per questo auguro a tutti di poter scoprire assieme a noi il variegato mondo surrealista, per goderne della qualità, bellezza ed unicità. E come sempre lasciatevi incantare dalla bellezza, dell’arte e del nostro Castello”. In un excursus di poesie, lettere, filmati e opere d’arte la mostra si propone di offrire una panoramica generale di un movimento di rottura considerato l’ultima delle avanguardie storiche di inizio Novecento: l’appello all’irrazionale e all’inconscio contrapposti al mito della ragione, della realtà oggettiva e della tradizione, questo fu il Surrealismo.
Esso trae le sue più lontane origini dalla cultura simbolista francese, da Apollinaire (a cui si deve il termine) e in genere dalle esperienze dell’ultimo decadentismo; ha il suo immediato antecedente nell’ “antiarte” del Dada e raggiunge una sua precisa formulazione teorica nel Manifesto di Breton del 1924.
Il surrealista non è un esteta, è un indagatore e uno sperimentatore che estende le sue ricerche ad ogni campo nel tentativo di giungere al fondo delle cose.
“Il Surrealismo” afferma il curatore della mostra Matteo Vanzan “si propose di distruggere il confine tra arte e vita, cambiare la stessa concezione del mondo per promuovere un’esistenza migliore senza le convenzioni etiche figlie di una tradizione passata che culminò con la Prima guerra mondiale. Al pari del movimento Dadaista, il Surrealismo vuole distruggere l’ordine costituito per opporsi ad una cultura occidentale arrivata al collasso di se stessa, ma con una differenza: mentre Dada è strutturato su una forte componente nichilista che non indica soluzioni, i surrealisti non cercano la rivoluzione fine a se stessa, ma una ricostruzione che si poggi su nuovi fondamenti, primo tra tutti il pensiero di Sigmund Freud”.

Per il Sindaco Guido Malinverno “cambiano gli anni, ma non la qualità dell’offerta culturale portata in Castello per cittadini e turisti che da marzo potranno godere dei capolavori ancestrali del Surrealismo, un genere tanto affascinante quanto contemporaneo per le sue forme e i suoi contenuti. Desenzano punta ad essere la Capitale del Garda anche dal punto di vista culturale e queste iniziative, di spessore e di grande qualità artistica, fanno sì che questo obiettivo resti attuale e costante. Ringrazio gli organizzatori e l’Assessorato alla Cultura per aver portato in mostra questa ennesima rassegna che, sono sicuro, saprà conquistare il cuore di appassionati, famiglie e semplici visitatori incuriositi dal “the infinite madness of dreams”.

La mostra, visitabile fino a domenica 2 giugno 2024, sarà aperta al pubblico con i seguenti orari: Dal 23 marzo al 30 aprile: sabato e domenica 10.00 – 17.30; Dal 01 maggio al 02 giugno: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00. Aperto il 01 aprile, 25 aprile e 01 maggio. Chiuso a Pasqua

INFORMAZIONI

Castello – Desenzano del Garda (Bs), via Castello

ORARI
Dal 23 marzo al 30 aprile: sabato e domenica 10.00 – 17.30
Dal 01 maggio al 02 giugno: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00.
Aperto il 01 aprile, 25 aprile e 01 maggio. Chiuso a Pasqua

INGRESSI
Intero: 8 euro / Ridotto: 6 euro (ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, over 65, gruppi di almeno 15 persone, scolaresche (alunni + insegnanti; n.1 ingresso gratuito per gli insegnanti ogni 15 alunni), gruppi di visite guidate composto da minimo 15 persone (+3,00 euro per visita guidata da prenotare e pagare in loco al curatore della mostra) / Residenti: 4 euro / Gratuito: bambini fino ai 10 anni, portatori di handicap e n.1 loro accompagnatore, accompagnatori di gruppi (n.1 gratuità ogni 15 visitatori paganti)

CONTATTI
Ufficio Cultura 030/9994161 / Castello 335/6960209
Mail: cultura@comune.desenzano.brescia.it
Mail: desenzanocastello@gmail.com

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SABATO 23 Marzo a NAPOLI CHIEDIAMO TUTTI INSIEME “CESSATE IL FUOCO” IN PALESTINA

Sabato 23 marzo a Napoli alle 16.00 alcuni componenti della delegazione italiana che ha raggiunto Rafah porteranno le loro testimonianze per chiedere, nuovamente, insieme, il “Cessate il fuoco”, per mettere fine alla strage di civili palestinesi e per fermare la guerra. Sarà presente anche Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU. Appuntamento nell’Aula Consiliare in Piazza Santa Maria la Nova, 44. Avanti insieme!

 

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Ascoltando le sue “Memorie”. Intervista a Nicoletta Taricani

Ascoltando le sue Memorie 

Intervista a Nicoletta Taricani 

a cura di Luca Carbonara 

Alla vigilia dell’uscita, su nusica.org il 18 marzo prossimo, del suo album Memorie incontriamo la giovane talentuosa ed eclettica musicista e artista siciliana. Una preziosa occasione di approfondimento e riflessione sui temi dell’ispirazione e dei linguaggi dell’arte. 

 Musicista, arrangiatrice, autrice di testi, cantante di sicuro e affermato talento e successo: qual è stato il tuo percorso formativo e chi è Nicoletta Taricani oggi?                                                                                                                                                   Per prima cosa grazie per le bellissime parole. Ne sono davvero onorata! Ho iniziato a studiare musica seriamente molto tardi all’età di ventuno anni. Ho fatto un primo percorso al Conservatorio Tomadini di Udine insieme a due pilastri del jazz, che sono Glauco Venier e Alfonso Deidda; per il biennio di specializzazione mi sono spostata a Trieste, al Conservatorio Tomadini, per inseguire quella che è da diversi anni la mia cantante di riferimento e, più romanticamente, preferita! Si tratta di Daniela Spalletta, che senza farlo apposta è una siciliana come me.  

 La musica è la regina delle arti, imprescindibile il suo respiro che permea tutte le arti come ogni istante della nostra vita. Dove nasce la musica e che cosa significa per te cantare?                                                                              Non so esattamente dove nasce la musica, perché credo di aver avuto più o meno sempre un’attenzione particolare per lei. Alle superiori mi sono iscritta a delle lezioni private di canto dall’insegnante Ilaria Siliotto, la quale mi ha aperto dentro una sfera emotiva talmente grande che da quel momento non si è più chiusa e di questo le sono grata; al liceo invece ho avuto la fortuna di conoscere il jazz tramite la jazz band della scuola diretta dal sassofonista friulano Nevio Zaninotto, con la quale si facevano prove ogni lunedì pomeriggio. Cascasse il mondo, quelle prove per me erano l’appuntamento più atteso della settimana. Queste situazioni probabilmente mi hanno portata a capire cosa avrei voluto fare nella vita. “Cantare” significa non avere paura. Cantare è anche un gesto di generosità verso chi ascolta, che a sua volta è generoso nei confronti di chi sta sul palco perché gli dona il suo tempo; diventa quindi uno scambio reciproco di emozioni tra chi esegue echi ascolta misurate in un tempo che sembra dissociarsi da quello del quotidiano.  

 Alda Merini in un’intervista alla domanda su cos’è la poesia e se si può tradurre in un verso un respiro, disse che per lei la poesia, come per Rilke, era anche una voce medianica: come nasce in te l’ispirazione?                                       Nasce nel momento in cui trovo l’argomento da trattare. Appena mi commuovo all’idea di divulgare attraverso la musica un soggetto specifico, allora so che sono già a metà dell’opera. Da quel momento inizio a progettare il lavoro; poi eseguo una profonda ricerca e se posso mi muovo fisicamente per conoscere meglio ciò di cui voglio parlare. Non mi accontento soltanto di leggere libri, ma ho il bisogno di andare nei luoghi in cui questo argomento è nato. Con il mio precedente disco “In un mare di voci”, in cui tratto l’argomento dell’immigrazione, mi sono immersa in libri molto diversi e profondi, scritti da medici legali, giornalisti, attori di teatro….; ho partecipato alla Sapienza di Roma a congressi di avvocati in cui si parlava di immigrazione; sono entrata in una rete di persone con cui mi interfacciavo sull’argomento e poi, la cosa più importante in assoluto a cui ho dedicato più tempo, sono state le interviste fatte a molti sopravvissuti ai viaggi via mare e via terra. Ecco, se non nasce così l’ispirazione non saprei come fare. Lo stesso ho fatto con Letizia Battaglia. Ho letto tanto su di lei, ma il momento in cui sono andata a Palermo a guardare e toccare da vicino quello che ha lasciato e a chiacchierare con sua nipote Marta Sollima, ha fatto scattare qualcosa in me a livello creativo che mi ha aiutata a capire come realizzare il lavoro. 

L’uscita dell’album Memorie, il 18 marzo prossimo, è stata anticipata, l’8 marzo scorso, dall’uscita di Letizia, titolo di per sé già dalla duplice valenza di visione e stato d’animo, uno degli otto brani che compongono l’album, che ha il pregio e il merito di essere una sineddoche, di rappresentare cioè la parte per il tutto, contenendo in sé già tutti gli elementi salienti dell’opera: la Leica laica, la  volontà di rappresentazione della realtà, la sacrale e insieme carnale veridicità del bianco e nero, la sentita e commossa dedica a Letizia Battaglia e all’arte della fotografia come strumento di accesso, interpretazione e denuncia della realtà. Qual è il tuo rapporto con la realtà e che cos’è per te il reale?                                                                      La realtà è far fronte ai problemi con consapevolezza, è ammettere i fallimenti, guardarli in faccia e rinascere più forti e sul pezzo; è comprendere la fortuna che si ha di vivere e di essere liberi di realizzarsi. La realtà è sapere quali sono le possibilità concrete per realizzare un sogno e quanto tempo ci si può impiegare con i propri mezzi. Il mio rapporto con essa credo sia abbastanza concreto, ma sempre con il sorriso e l’ironia. Anche nei momenti più bui del mio percorso ho sempre sorriso e cercato di strappare un sorriso agli altri. A fianco a questo mio lato “pratico”, ce ne è uno che pesa un po’ di più, che è quello della creatività. Mi piace mantenermi aperta a questa attività che amo; infatti se potessi cambiare il nome del mio mestiere mi piacerebbe dire che sono un’inventrice!  

 L’album Memorie è un vero e proprio scrigno, un pozzo senza fondo, che non si smetterebbe mai di ascoltare, una sorta di summa antologica di sonorità, che sembrano sopravvissute al tempo, e di parole che si amalgamano e fondono con le stesse sonorità diventandone le naturali estensioni e interpretazioni grazie alla tua brillante timbrica, ai tuoi virtuosismi e vocalizzi e alla notevole estensione della tua voce. Come siete arrivati tu e i tuoi compagni di viaggio, che meritano tutti a pieno titolo di essere di seguito citati: Giulio Scaramella al pianoforte, Mattia Romano alla chitarra, Alessio Zoratto al contrabbasso, Umberto Odone alla batteria, Romano Todesco alla fisarmonica, Marco Donat al violino, a una tale armonia insieme strumentale e vocale tenendo conto che alcuni brani dell’album come Il comitato dei lenzuoli o la stessa Palermo sono prevalentemente strumentali?                        Per prima cosa ho cercato di essere chiara con loro quando ho consegnato gli spartiti. Non posso pensare che qualcuno mi capisca musicalmente, se sono disordinata e poco professionale. Poi ho provato a far capire il “suono del disco” che avevo in testa, dando loro esempi di dischi e facendo ascoltare la mia voce. Ma il suono della mia voce è l’ultimo a formarsi in un album, perché finché non sento come funziona il tutto non riesco a mettere un punto al progetto; un punto a questo lavoro non credo che lo metterò però, proprio perché si parla di Letizia Battaglia, una donna dalle ampie vedute, dai grandi orizzonti, dalle mille idee. E infine, dettaglio per me fondamentale, ho voluto che ognuno di loro mettesse la propria personalità per rendere il lavoro più bello e vero. 

 Che cosa rappresenta per te Palermo e perché sono così speciali le sue bambine?                                                                                                                                                 Palermo l’ho scoperta lavorando su Letizia Battaglia. E’ una città piena di cultura e culture, di colori e sapori molto diversi che in qualche modo vanno d’accordo; ha un passato e un presente difficili e questo mi dispiace molto, ma allo stesso tempo è terribilmente affascinante. Per me rappresenta il lato forte e cazzuto di Letizia Battaglia e della sua “battaglia” personale, che di personale aveva poco perché credo che lei abbia condiviso ogni obiettivo e idea che voleva raggiungere. Le bambine di Palermo sono un’opera d’arte che ha saputo cogliere Letizia. Io mi sono solo lasciata ispirare. Hanno il potere di cadere e rialzarsi con una grande forza. Per me la prima bambina di Palermo è proprio Letizia Battaglia.  

 Quali sono i tuoi programmi futuri?                                                                                   I miei programmi in un futuro vicino sono i concerti su questo lavoro sulla Battaglia, un format dal titolo “Remare (in)contro” che gestisco da un anno a Udine con una collega, insegnante di lettere al liceo, e approfondire lo studio della composizione. Poi c’è ancora qualcosa che vorrei fare ma mi sta risultando davvero complicata: realizzare un’installazione artistica dal vivo su un porto di mare. E’ un sogno grande lo so, ma non smetto di crederci finché ne avrò le forze.  

 

 

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Il nuovo numero del periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 32/34. Disponibile da oggi in libreria e negli store on line

Esce oggi il nuovo numero del nostro periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 32/34. Come sempre un momento molto importante e cruciale per tutti noi perché, dalla sua nascita nel 2011, si tratta dell’espressione più alta del nostro impegno, di un altro importante tassello, un’altra importante tappa nel nostro appassionato percorso di indagine, analisi, approfondimento e scoperta nei diversi ambiti della Cultura (come delle Culture) e delle Arti. In apertura l’intervista a Claudio Fava, giornalista, scrittore, sceneggiatore, uomo politico di rara integrità morale, acuto testimone dei nostri tempi. Arricchiscono e sostanziano questo nuovo numero triplo le rubriche di  Questioni letterarieFilosofia della VisioneCinema e CulturaArte e CulturaTeatro di figuraPoesia, RecensioniApprofondimentoAppunti di ViaggioVisioni senza cornice e le interviste a: Laura GiordaniNicoletta CambiseGiovanni LoscialpoEnrico VanzinaRoberta BobbiAdrienne DesbiollesGianpaolo BottacinPaola Maria LiottaPier Luigi LuisiFrancesca CeruttiFederico FagginValentina Baldazzi&Juliette Seina DewezeRenzo di RenzoStefano Marinucci Giovanni Montini…
il nuovo numero, ordinabile scrivendo a: redazione@culturaedintorni.it, sarà disponibile presso le librerie Feltrinelli e sui principali store on line. Per ulteriori info su ordini e disponibilità scrivere a: redazione@cultiuraedintorni.it
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