Un contributo in occasione del Centenario della nascita di Enrico Berlinguer tra i protagonisti più importanti della nostra storia più recente anche (e per molti versi soprattutto) dopo la sua scomparsa

Andai ai funerali di Enrico Berlinguer. E già dire questo imporrebbe di fermarsi tanto forte il significato di quell’evento dall’essere indotti a non aggiungere altro. Ma è forse altrettanto doveroso almeno provare a farla qualche considerazione. L’intero Paese si fermò e cessarono di colpo gli annosi contrasti tra le opposte fazioni colpita come fu l’intera Nazione da una fortissima ondata di emozione. È difficile anche il solo parlarne perché il nostro rimarrà sempre il paese dei Guelfi e dei Ghibellini ma andando e partecipando a quel funerale, al quale prese parte oltre un milione di persone, era chiaro a tutti che qualcosa stava morendo insieme a quel grande uomo che rimarrà per sempre un esempio inimitabile per tutti .Si trattava della buona politica, della questione morale che meno di un decennio dopo sarebbe esplosa come il male incancrenito del nostro Paese ben lontano ancora in questo grigio presente dall’essere debellato. Si trattava del leader che aveva saputo dare esempio non solo di onestà (intellettuale) e di competenza ma anche di umiltà, di volontà di ascolto e di relativa capacità di unire e non di dividere e questo nel nome del bene comune. E fu esempio, rimasto unico, di sobrietà, questa sconosciuta. Andai e partecipai con dolore a quel funerale. E tutti, senza saperlo, oltrepassammo un confine oltre il quale non ci sarebbe stato lo spirito dell’unità ad attenderci ma decenni in cui la lotta politica sarebbe degenerata e la corruzione si sarebbe manifestata in tutta la sua capacità devastatrice, materiale e morale. I successori di quel grande uomo politico, che con coraggio e determinazione seppe affermare e difendere negli anni più bui della nostra Repubblica l’autonomia e l’identità del partito di cui era segretario, non sarebbero stati alla sua altezza e gli epigoni di quella grande forza democratica ne avrebbero definitivamente smarrito il DNA succubi della fame di potere. Di un potere succube di se stesso, irrimediabilmente lontano dall’essere né giusto né solidale.

Con nostalgia e con più che legittimo rimpianto.

                                                                                                      Luca Carbonara

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *