Costruendo il Futuro: Donne, Formazione e Intelligenza Artificiale Rivoluzionano l’Edilizia

Il mondo dell’edilizia sta assistendo a un cambiamento notevole e positivo: l’aumento significativo della presenza femminile nei cantieri e nelle scuole di formazione. Questo trend è un segno distintivo di una trasformazione più ampia che sta avvenendo nella società, dove i ruoli di genere tradizionalmente assegnati stanno diventando sempre più fluidi. La distribuzione di caschetti rosa a Torino per le studentesse impegnate in questo settore non è solo un simbolo di riconoscimento, ma anche una dichiarazione potente sulla sicurezza e l’inclusione. Con il numero di donne iscritte ai corsi di formazione che ha quasi raddoppiato in soli due anni, siamo testimoni di un cambiamento culturale che valorizza la diversità di genere e promuove un ambiente di lavoro più inclusivo. Questo non solo arricchisce il settore dell’edilizia con nuove prospettive e competenze, ma sottolinea anche l’importanza di offrire opportunità eque a tutti, indipendentemente dal genere.

L’Intelligenza Artificiale: Rivoluzionare l’Edilizia Mantenendo l’Umanità al Centro

L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando il settore edile in modi prima inimmaginabili, promettendo un impatto potenzialmente rivoluzionario su produttività, sicurezza e sostenibilità. Ma ciò che distingue l’approccio attuale è l’enfasi sul ruolo cruciale dell’elemento umano e dell’etica in questa transizione. L’adozione dell’IA, guidata dal principio della “rivoluzione 5.0”, mira a creare un equilibrio tra tecnologia e umanesimo, assicurando che i benefici dell’innovazione tecnologica siano accessibili a tutti e rispettosi dei valori umani fondamentali. L’IA ha il potenziale per migliorare significativamente l’efficienza delle operazioni di costruzione, dalla pianificazione alla sicurezza, ma il suo successo dipende dalla capacità di integrare queste tecnologie in modo che arricchiscano il lavoro umano piuttosto che sostituirlo. Questo approccio olistico all’innovazione tecnologica nel settore dell’edilizia non solo promette di migliorare le pratiche di lavoro ma si propone anche di attrarre una nuova generazione di talenti, equilibrando progresso tecnico e valori umani.

Formazione e Innovazione: Prepararsi al Futuro dell’Edilizia

Il rinnovamento del settore edile passa attraverso un’imperativa esigenza di formazione e aggiornamento continui. L’importanza di sviluppare competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie è fondamentale non solo per i nuovi ingressi nel mondo del lavoro ma anche per chi già opera nel settore. La crescente domanda di professionalità specializzate riflette la necessità di un aggiornamento professionale che tenga il passo con le rapide evoluzioni tecnologiche. Piani di formazione innovativi e strategie governative dedicate possono giocare un ruolo cruciale nell’assicurare che le competenze necessarie per navigare la nuova era dell’edilizia siano ampiamente disponibili e accessibili. La prospettiva di un settore edile più tecnologicamente avanzato e inclusivo richiede un impegno collettivo verso l’istruzione e la formazione, garantendo che ogni lavoratore possa contribuire efficacemente all’evoluzione del settore. Inoltre, l’attenzione alla formazione riflette un impegno più ampio verso lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale, evidenziando il ruolo dell’edilizia non solo nell’economia ma anche nel progresso della società.

Fonte: https://www.misterworker.com/it/

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Sinistra Italiana Roma e Area Metropolitana: la situazione a LazioDiSCo è inaccettabile

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DOMANI 23 marzo APRE LA MOSTRA “Il Surrealismo: the infinite madness of dreams” | Sessanta opere a Desenzano (Bs)

IL SURREALISMO. The infinite madness of dreams dal 23 MARZO al 2 GIUGNO 2024 AL CASTELLO DI DESENZANO DEL GARDA (BS)

a cura di Matteo Vanzan

Aprirà al pubblico sabato 23 marzo 2024 alle ore 10.00 la mostra “Il Surrealismo: the infinite madness of dreams”, esposizione di oltre 60 opere dei principali artisti surrealisti allestita presso il Castello di Desenzano del Garda (Bs).

Illustration of man walking with cloud over his head, surreal abstract concept

Nel centenario del “Manifesto del Surrealismo”, scritto da André Breton nel 1924, l’esposizione si pone l’obiettivo di presentare un’estetica fondata sulle ricerche legate al sogno, all’inconscio, alla follia fino ad approdare al mondo dell’erotismo, del fantastico e del gioco.
Fino al 2 giugno 2024 sarà possibile ammirare le opere di coloro che hanno rappresentato una ricerca espressiva che trova nei labirinti della metamorfosi il motore propulsivo di una realtà non percepibile e misteriosa: da René Magritte a Salvador Dalì, da Joan Mirò a André Masson, da Sebastiàn Matta a Hans Bellmer, da Man Ray a Max Ernst e Leonor Fini, senza dimenticare il padre ispiratore del movimento Giorgio de Chirico.
Opere provenienti da collezioni private italiane già presentate in numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra le quali spiccano quelle esposte nella storica mostra “Dalì” tenutasi a New York, Tokyo e Ginevra dal 1964 al 1970, offriranno al visitatore l’occasione di confrontarsi con una stagione artistica capace di introdurre, nella nostra cultura, una visione del mondo che è andata ben oltre i limiti storici del movimento.

“Siamo alla quarta mostra in Castello in poco meno di due anni organizzata con la preziosa collaborazione di Matteo Vanzan” continua l’Assessore alla Cultura Pietro Avanzi, “fino ad oggi ogni rassegna è stata un mix di emozioni che ha portato sul nostro territorio tantissime persone da ogni parte d’Italia e del mondo. Un successo di pubblico che si è ripetuto con costanza, anche nell’ultima uscita riguardante la Pop Art su cui abbiamo puntato molto nel 2023. Oggi invece si passa a un genere completamente nuovo, una esposizione che propone, con circa sessanta opere, un percorso attraverso uno dei più grandi movimenti artistici d’avanguardia del Novecento, il Surrealismo, nato a Parigi a metà degli anni Venti. Di questo mondo fanno parte artisti diventati leggende come Salvador Dalì, Renè Magritte, Leonor Fini e Man Ray: per questo auguro a tutti di poter scoprire assieme a noi il variegato mondo surrealista, per goderne della qualità, bellezza ed unicità. E come sempre lasciatevi incantare dalla bellezza, dell’arte e del nostro Castello”. In un excursus di poesie, lettere, filmati e opere d’arte la mostra si propone di offrire una panoramica generale di un movimento di rottura considerato l’ultima delle avanguardie storiche di inizio Novecento: l’appello all’irrazionale e all’inconscio contrapposti al mito della ragione, della realtà oggettiva e della tradizione, questo fu il Surrealismo.
Esso trae le sue più lontane origini dalla cultura simbolista francese, da Apollinaire (a cui si deve il termine) e in genere dalle esperienze dell’ultimo decadentismo; ha il suo immediato antecedente nell’ “antiarte” del Dada e raggiunge una sua precisa formulazione teorica nel Manifesto di Breton del 1924.
Il surrealista non è un esteta, è un indagatore e uno sperimentatore che estende le sue ricerche ad ogni campo nel tentativo di giungere al fondo delle cose.
“Il Surrealismo” afferma il curatore della mostra Matteo Vanzan “si propose di distruggere il confine tra arte e vita, cambiare la stessa concezione del mondo per promuovere un’esistenza migliore senza le convenzioni etiche figlie di una tradizione passata che culminò con la Prima guerra mondiale. Al pari del movimento Dadaista, il Surrealismo vuole distruggere l’ordine costituito per opporsi ad una cultura occidentale arrivata al collasso di se stessa, ma con una differenza: mentre Dada è strutturato su una forte componente nichilista che non indica soluzioni, i surrealisti non cercano la rivoluzione fine a se stessa, ma una ricostruzione che si poggi su nuovi fondamenti, primo tra tutti il pensiero di Sigmund Freud”.

Per il Sindaco Guido Malinverno “cambiano gli anni, ma non la qualità dell’offerta culturale portata in Castello per cittadini e turisti che da marzo potranno godere dei capolavori ancestrali del Surrealismo, un genere tanto affascinante quanto contemporaneo per le sue forme e i suoi contenuti. Desenzano punta ad essere la Capitale del Garda anche dal punto di vista culturale e queste iniziative, di spessore e di grande qualità artistica, fanno sì che questo obiettivo resti attuale e costante. Ringrazio gli organizzatori e l’Assessorato alla Cultura per aver portato in mostra questa ennesima rassegna che, sono sicuro, saprà conquistare il cuore di appassionati, famiglie e semplici visitatori incuriositi dal “the infinite madness of dreams”.

La mostra, visitabile fino a domenica 2 giugno 2024, sarà aperta al pubblico con i seguenti orari: Dal 23 marzo al 30 aprile: sabato e domenica 10.00 – 17.30; Dal 01 maggio al 02 giugno: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00. Aperto il 01 aprile, 25 aprile e 01 maggio. Chiuso a Pasqua

INFORMAZIONI

Castello – Desenzano del Garda (Bs), via Castello

ORARI
Dal 23 marzo al 30 aprile: sabato e domenica 10.00 – 17.30
Dal 01 maggio al 02 giugno: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00.
Aperto il 01 aprile, 25 aprile e 01 maggio. Chiuso a Pasqua

INGRESSI
Intero: 8 euro / Ridotto: 6 euro (ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, over 65, gruppi di almeno 15 persone, scolaresche (alunni + insegnanti; n.1 ingresso gratuito per gli insegnanti ogni 15 alunni), gruppi di visite guidate composto da minimo 15 persone (+3,00 euro per visita guidata da prenotare e pagare in loco al curatore della mostra) / Residenti: 4 euro / Gratuito: bambini fino ai 10 anni, portatori di handicap e n.1 loro accompagnatore, accompagnatori di gruppi (n.1 gratuità ogni 15 visitatori paganti)

CONTATTI
Ufficio Cultura 030/9994161 / Castello 335/6960209
Mail: cultura@comune.desenzano.brescia.it
Mail: desenzanocastello@gmail.com

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SABATO 23 Marzo a NAPOLI CHIEDIAMO TUTTI INSIEME “CESSATE IL FUOCO” IN PALESTINA

Sabato 23 marzo a Napoli alle 16.00 alcuni componenti della delegazione italiana che ha raggiunto Rafah porteranno le loro testimonianze per chiedere, nuovamente, insieme, il “Cessate il fuoco”, per mettere fine alla strage di civili palestinesi e per fermare la guerra. Sarà presente anche Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU. Appuntamento nell’Aula Consiliare in Piazza Santa Maria la Nova, 44. Avanti insieme!

 

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Ascoltando le sue “Memorie”. Intervista a Nicoletta Taricani

Ascoltando le sue Memorie 

Intervista a Nicoletta Taricani 

a cura di Luca Carbonara 

Alla vigilia dell’uscita, su nusica.org il 18 marzo prossimo, del suo album Memorie incontriamo la giovane talentuosa ed eclettica musicista e artista siciliana. Una preziosa occasione di approfondimento e riflessione sui temi dell’ispirazione e dei linguaggi dell’arte. 

 Musicista, arrangiatrice, autrice di testi, cantante di sicuro e affermato talento e successo: qual è stato il tuo percorso formativo e chi è Nicoletta Taricani oggi?                                                                                                                                                   Per prima cosa grazie per le bellissime parole. Ne sono davvero onorata! Ho iniziato a studiare musica seriamente molto tardi all’età di ventuno anni. Ho fatto un primo percorso al Conservatorio Tomadini di Udine insieme a due pilastri del jazz, che sono Glauco Venier e Alfonso Deidda; per il biennio di specializzazione mi sono spostata a Trieste, al Conservatorio Tomadini, per inseguire quella che è da diversi anni la mia cantante di riferimento e, più romanticamente, preferita! Si tratta di Daniela Spalletta, che senza farlo apposta è una siciliana come me.  

 La musica è la regina delle arti, imprescindibile il suo respiro che permea tutte le arti come ogni istante della nostra vita. Dove nasce la musica e che cosa significa per te cantare?                                                                              Non so esattamente dove nasce la musica, perché credo di aver avuto più o meno sempre un’attenzione particolare per lei. Alle superiori mi sono iscritta a delle lezioni private di canto dall’insegnante Ilaria Siliotto, la quale mi ha aperto dentro una sfera emotiva talmente grande che da quel momento non si è più chiusa e di questo le sono grata; al liceo invece ho avuto la fortuna di conoscere il jazz tramite la jazz band della scuola diretta dal sassofonista friulano Nevio Zaninotto, con la quale si facevano prove ogni lunedì pomeriggio. Cascasse il mondo, quelle prove per me erano l’appuntamento più atteso della settimana. Queste situazioni probabilmente mi hanno portata a capire cosa avrei voluto fare nella vita. “Cantare” significa non avere paura. Cantare è anche un gesto di generosità verso chi ascolta, che a sua volta è generoso nei confronti di chi sta sul palco perché gli dona il suo tempo; diventa quindi uno scambio reciproco di emozioni tra chi esegue echi ascolta misurate in un tempo che sembra dissociarsi da quello del quotidiano.  

 Alda Merini in un’intervista alla domanda su cos’è la poesia e se si può tradurre in un verso un respiro, disse che per lei la poesia, come per Rilke, era anche una voce medianica: come nasce in te l’ispirazione?                                       Nasce nel momento in cui trovo l’argomento da trattare. Appena mi commuovo all’idea di divulgare attraverso la musica un soggetto specifico, allora so che sono già a metà dell’opera. Da quel momento inizio a progettare il lavoro; poi eseguo una profonda ricerca e se posso mi muovo fisicamente per conoscere meglio ciò di cui voglio parlare. Non mi accontento soltanto di leggere libri, ma ho il bisogno di andare nei luoghi in cui questo argomento è nato. Con il mio precedente disco “In un mare di voci”, in cui tratto l’argomento dell’immigrazione, mi sono immersa in libri molto diversi e profondi, scritti da medici legali, giornalisti, attori di teatro….; ho partecipato alla Sapienza di Roma a congressi di avvocati in cui si parlava di immigrazione; sono entrata in una rete di persone con cui mi interfacciavo sull’argomento e poi, la cosa più importante in assoluto a cui ho dedicato più tempo, sono state le interviste fatte a molti sopravvissuti ai viaggi via mare e via terra. Ecco, se non nasce così l’ispirazione non saprei come fare. Lo stesso ho fatto con Letizia Battaglia. Ho letto tanto su di lei, ma il momento in cui sono andata a Palermo a guardare e toccare da vicino quello che ha lasciato e a chiacchierare con sua nipote Marta Sollima, ha fatto scattare qualcosa in me a livello creativo che mi ha aiutata a capire come realizzare il lavoro. 

L’uscita dell’album Memorie, il 18 marzo prossimo, è stata anticipata, l’8 marzo scorso, dall’uscita di Letizia, titolo di per sé già dalla duplice valenza di visione e stato d’animo, uno degli otto brani che compongono l’album, che ha il pregio e il merito di essere una sineddoche, di rappresentare cioè la parte per il tutto, contenendo in sé già tutti gli elementi salienti dell’opera: la Leica laica, la  volontà di rappresentazione della realtà, la sacrale e insieme carnale veridicità del bianco e nero, la sentita e commossa dedica a Letizia Battaglia e all’arte della fotografia come strumento di accesso, interpretazione e denuncia della realtà. Qual è il tuo rapporto con la realtà e che cos’è per te il reale?                                                                      La realtà è far fronte ai problemi con consapevolezza, è ammettere i fallimenti, guardarli in faccia e rinascere più forti e sul pezzo; è comprendere la fortuna che si ha di vivere e di essere liberi di realizzarsi. La realtà è sapere quali sono le possibilità concrete per realizzare un sogno e quanto tempo ci si può impiegare con i propri mezzi. Il mio rapporto con essa credo sia abbastanza concreto, ma sempre con il sorriso e l’ironia. Anche nei momenti più bui del mio percorso ho sempre sorriso e cercato di strappare un sorriso agli altri. A fianco a questo mio lato “pratico”, ce ne è uno che pesa un po’ di più, che è quello della creatività. Mi piace mantenermi aperta a questa attività che amo; infatti se potessi cambiare il nome del mio mestiere mi piacerebbe dire che sono un’inventrice!  

 L’album Memorie è un vero e proprio scrigno, un pozzo senza fondo, che non si smetterebbe mai di ascoltare, una sorta di summa antologica di sonorità, che sembrano sopravvissute al tempo, e di parole che si amalgamano e fondono con le stesse sonorità diventandone le naturali estensioni e interpretazioni grazie alla tua brillante timbrica, ai tuoi virtuosismi e vocalizzi e alla notevole estensione della tua voce. Come siete arrivati tu e i tuoi compagni di viaggio, che meritano tutti a pieno titolo di essere di seguito citati: Giulio Scaramella al pianoforte, Mattia Romano alla chitarra, Alessio Zoratto al contrabbasso, Umberto Odone alla batteria, Romano Todesco alla fisarmonica, Marco Donat al violino, a una tale armonia insieme strumentale e vocale tenendo conto che alcuni brani dell’album come Il comitato dei lenzuoli o la stessa Palermo sono prevalentemente strumentali?                        Per prima cosa ho cercato di essere chiara con loro quando ho consegnato gli spartiti. Non posso pensare che qualcuno mi capisca musicalmente, se sono disordinata e poco professionale. Poi ho provato a far capire il “suono del disco” che avevo in testa, dando loro esempi di dischi e facendo ascoltare la mia voce. Ma il suono della mia voce è l’ultimo a formarsi in un album, perché finché non sento come funziona il tutto non riesco a mettere un punto al progetto; un punto a questo lavoro non credo che lo metterò però, proprio perché si parla di Letizia Battaglia, una donna dalle ampie vedute, dai grandi orizzonti, dalle mille idee. E infine, dettaglio per me fondamentale, ho voluto che ognuno di loro mettesse la propria personalità per rendere il lavoro più bello e vero. 

 Che cosa rappresenta per te Palermo e perché sono così speciali le sue bambine?                                                                                                                                                 Palermo l’ho scoperta lavorando su Letizia Battaglia. E’ una città piena di cultura e culture, di colori e sapori molto diversi che in qualche modo vanno d’accordo; ha un passato e un presente difficili e questo mi dispiace molto, ma allo stesso tempo è terribilmente affascinante. Per me rappresenta il lato forte e cazzuto di Letizia Battaglia e della sua “battaglia” personale, che di personale aveva poco perché credo che lei abbia condiviso ogni obiettivo e idea che voleva raggiungere. Le bambine di Palermo sono un’opera d’arte che ha saputo cogliere Letizia. Io mi sono solo lasciata ispirare. Hanno il potere di cadere e rialzarsi con una grande forza. Per me la prima bambina di Palermo è proprio Letizia Battaglia.  

 Quali sono i tuoi programmi futuri?                                                                                   I miei programmi in un futuro vicino sono i concerti su questo lavoro sulla Battaglia, un format dal titolo “Remare (in)contro” che gestisco da un anno a Udine con una collega, insegnante di lettere al liceo, e approfondire lo studio della composizione. Poi c’è ancora qualcosa che vorrei fare ma mi sta risultando davvero complicata: realizzare un’installazione artistica dal vivo su un porto di mare. E’ un sogno grande lo so, ma non smetto di crederci finché ne avrò le forze.  

 

 

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Il nuovo numero del periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 32/34. Disponibile da oggi in libreria e negli store on line

Esce oggi il nuovo numero del nostro periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 32/34. Come sempre un momento molto importante e cruciale per tutti noi perché, dalla sua nascita nel 2011, si tratta dell’espressione più alta del nostro impegno, di un altro importante tassello, un’altra importante tappa nel nostro appassionato percorso di indagine, analisi, approfondimento e scoperta nei diversi ambiti della Cultura (come delle Culture) e delle Arti. In apertura l’intervista a Claudio Fava, giornalista, scrittore, sceneggiatore, uomo politico di rara integrità morale, acuto testimone dei nostri tempi. Arricchiscono e sostanziano questo nuovo numero triplo le rubriche di  Questioni letterarieFilosofia della VisioneCinema e CulturaArte e CulturaTeatro di figuraPoesia, RecensioniApprofondimentoAppunti di ViaggioVisioni senza cornice e le interviste a: Laura GiordaniNicoletta CambiseGiovanni LoscialpoEnrico VanzinaRoberta BobbiAdrienne DesbiollesGianpaolo BottacinPaola Maria LiottaPier Luigi LuisiFrancesca CeruttiFederico FagginValentina Baldazzi&Juliette Seina DewezeRenzo di RenzoStefano Marinucci Giovanni Montini…
il nuovo numero, ordinabile scrivendo a: redazione@culturaedintorni.it, sarà disponibile presso le librerie Feltrinelli e sui principali store on line. Per ulteriori info su ordini e disponibilità scrivere a: redazione@cultiuraedintorni.it
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Il Surrealismo: the infinite madness of dreams | MV Eventi presenta sessanta opere nel Bresciano

IL SURREALISMO. The infinite madness of dreams dal 23 MARZO al 2 GIUGNO 2024 AL CASTELLO DI DESENZANO DEL GARDA (BS)

a cura di Matteo Vanzan

Aprirà al pubblico sabato 23 marzo 2024 alle ore 10.00 la mostra “Il Surrealismo: the infinite madness of dreams”, esposizione di oltre sessanta opere dei principali artisti surrealisti allestita presso il Castello di Desenzano del Garda (Bs).
Nel centenario del “Manifesto del Surrealismo”, scritto da André Breton nel 1924, l’esposizione si pone l’obiettivo di presentare un’estetica fondata sulle ricerche legate al sogno, all’inconscio, alla follia fino ad approdare al mondo dell’erotismo, del fantastico e del gioco.

Illustration of man walking with cloud over his head, surreal abstract concept

Fino al 2 giugno 2024 sarà possibile ammirare le opere di coloro che hanno rappresentato una ricerca espressiva che trova nei labirinti della metamorfosi il motore propulsivo di una realtà non percepibile e misteriosa: da René Magritte a Salvador Dalì, da Joan Mirò a André Masson, da Sebastiàn Matta a Hans Bellmer, da Man Ray a Max Ernst e Leonor Fini, senza dimenticare il padre ispiratore del movimento Giorgio de Chirico.
Opere provenienti da collezioni private italiane già presentate in numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra le quali spiccano quelle esposte nella storica mostra “Dalì” tenutasi a New York, Tokyo e Ginevra dal 1964 al 1970, offriranno al visitatore l’occasione di confrontarsi con una stagione artistica capace di introdurre, nella nostra cultura, una visione del mondo che è andata ben oltre i limiti storici del movimento.

“Siamo alla quarta mostra in Castello in poco meno di due anni organizzata con la preziosa collaborazione di Matteo Vanzan” continua l’Assessore alla Cultura Pietro Avanzi, “fino ad oggi ogni rassegna è stata un mix di emozioni che ha portato sul nostro territorio tantissime persone da ogni parte d’Italia e del mondo. Un successo di pubblico che si è ripetuto con costanza, anche nell’ultima uscita riguardante la Pop Art su cui abbiamo puntato molto nel 2023. Oggi invece si passa a un genere completamente nuovo, una esposizione che propone, con circa sessanta opere, un percorso attraverso uno dei più grandi movimenti artistici d’avanguardia del Novecento, il Surrealismo, nato a Parigi a metà degli anni Venti. Di questo mondo fanno parte artisti diventati leggende come Salvador Dalì, Renè Magritte, Leonor Fini e Man Ray: per questo auguro a tutti di poter scoprire assieme a noi il variegato mondo surrealista, per goderne della qualità, bellezza ed unicità. E come sempre lasciatevi incantare dalla bellezza, dell’arte e del nostro Castello”.

In un excursus di poesie, lettere, filmati e opere d’arte la mostra si propone di offrire una panoramica generale di un movimento di rottura considerato l’ultima delle avanguardie storiche di inizio Novecento: l’appello all’irrazionale e all’inconscio contrapposti al mito della ragione, della realtà oggettiva e della tradizione, questo fu il Surrealismo.
Esso trae le sue più lontane origini dalla cultura simbolista francese, da Apollinaire (a cui si deve il termine) e in genere dalle esperienze dell’ultimo decadentismo; ha il suo immediato antecedente nell’ “antiarte” del Dada e raggiunge una sua precisa formulazione teorica nel Manifesto di Breton del 1924.
Il surrealista non è un esteta, è un indagatore e uno sperimentatore che estende le sue ricerche ad ogni campo nel tentativo di giungere al fondo delle cose.
“Il Surrealismo” afferma il curatore della mostra Matteo Vanzan “si propose di distruggere il confine tra arte e vita, cambiare la stessa concezione del mondo per promuovere un’esistenza migliore senza le convenzioni etiche figlie di una tradizione passata che culminò con la Prima guerra mondiale. Al pari del movimento Dadaista, il Surrealismo vuole distruggere l’ordine costituito per opporsi ad una cultura occidentale arrivata al collasso di se stessa, ma con una differenza: mentre Dada è strutturato su una forte componente nichilista che non indica soluzioni, i surrealisti non cercano la rivoluzione fine a se stessa, ma una ricostruzione che si poggi su nuovi fondamenti, primo tra tutti il pensiero di Sigmund Freud”.

Per il Sindaco Guido Malinverno “cambiano gli anni, ma non la qualità dell’offerta culturale portata in Castello per cittadini e turisti che da marzo potranno godere dei capolavori ancestrali del Surrealismo, un genere tanto affascinante quanto contemporaneo per le sue forme e i suoi contenuti. Desenzano punta ad essere la Capitale del Garda anche dal punto di vista culturale e queste iniziative, di spessore e di grande qualità artistica, fanno sì che questo obiettivo resti attuale e costante. Ringrazio gli organizzatori e l’Assessorato alla Cultura per aver portato in mostra questa ennesima rassegna che, sono sicuro, saprà conquistare il cuore di appassionati, famiglie e semplici visitatori incuriositi dal “the infinite madness of dreams”.

La mostra, visitabile fino a domenica 2 giugno 2024, sarà aperta al pubblico con i seguenti orari: Dal 23 marzo al 30 aprile: sabato e domenica 10.00 – 17.30; Dal 01 maggio al 02 giugno: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00. Aperto il 01 aprile, 25 aprile e 01 maggio. Chiuso a Pasqua

INFORMAZIONI

Castello – Desenzano del Garda (Bs), via Castello

ORARI
Dal 23 marzo al 30 aprile: sabato e domenica 10.00 – 17.30
Dal 01 maggio al 02 giugno: lunedì chiuso. Aperto dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00.
Aperto il 01 aprile, 25 aprile e 01 maggio. Chiuso a Pasqua

INGRESSI
Intero: 8 euro / Ridotto: 6 euro (ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, over 65, gruppi di almeno 15 persone, scolaresche (alunni + insegnanti; n.1 ingresso gratuito per gli insegnanti ogni 15 alunni), gruppi di visite guidate composto da minimo 15 persone (+3,00 euro per visita guidata da prenotare e pagare in loco al curatore della mostra) / Residenti: 4 euro / Gratuito: bambini fino ai 10 anni, portatori di handicap e n.1 loro accompagnatore, accompagnatori di gruppi (n.1 gratuità ogni 15 visitatori paganti)

CONTATTI
Ufficio Cultura 030/9994161 / Castello 335/6960209
Mail: cultura@comune.desenzano.brescia.it
Mail: desenzanocastello@gmail.com

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Al CIAC di Foligno COSTRUZIONE DELL’UNIVERSO: Artists’ Magazines and Publications after Marcel Duchamp

Un inedito settore della produzione artistica internazionale:
il giornale ed il magazine come medium d’artista dagli anni Cinquanta ad oggi
COSTRUZIONE DELL’UNIVERSO
Artists’ Magazines and Publications after Marcel Duchamp
Foligno, Centro Italiano Arte Contemporanea (CIAC)
2 marzo – 5 maggio 2024
realizzato a cura di e in collaborazione con archivio a+mbookstore
Stampati molto rari, a-periodici e straordinari, pubblicazioni cartacee “sensibili” in cui l’artista disegna, progetta la copertina, la pagina interna, la sequenza di immagini interna o ne concepisce la forma totale, come opera unica seppur ripetibile.

COSTRUZIONE DELL’UNIVERSO: Artists’ Magazines and Publications after Marcel Duchamp è una ricerca ed una mostra ospitata dal 2 marzo al 5 maggio 2024 nel museo CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, selezionata e curata da un importante archivio del contemporaneo.
Il display raccoglie artists’ magazines and publications di diversi artisti legati ad una intensa attività sul printed matter dagli anni ’50 all’oggi partendo dal “maestro” Marcel Duchamp. Gli artisti che si sono cimentati sulla carta stampata sono, per citarne alcuni: Joseph Beuys, John Cage, Luciano Fabro, John Giorno, Grazia Varisco, Yves Klein, Patrizia Vicinelli, Vito Acconci, M+M, Robert Smithson, Vincenzo Agnetti, Dadamaino, Gianni-Emilio Simonetti, Wolfgang Tillmans, Piero Manzoni, Dorothea Rockburne, Jannis Kounellis, Dieter Roth, Emilio Prini, Cindy Sherman, Daniel Buren, Alighiero Boetti, Suzanne Santoro, Ed Ruscha, Gino De Dominicis, Sol Lewitt, Bernd & Hilla Becher, Gruppo 63, Emory Douglas, Ettore Sottsass, Fernanda Pivano, Maurizio Cattelan, Andy Warhol, Franco Vaccari … I titoli delle riviste “irregolari e discontinue” che hanno fondato o attraversato rimandano a mondi “originali”, territori vergini, universi plurimi, costruzioni di nuovi linguaggi: Zero, Azimuth, Archigram, Whole Earth Catalog, Alfabeta, Tam Tam, Big Sky, Pianeta Fresco, Antipiugiù, Phantomas, Geiger, Malebolge, Avalanche, Vision, Transition…
La mostra affronta un importante ed inedito settore della produzione artistica internazionale: il giornale ed il magazine come medium d’artista. Si tratta di stampati molto rari, a-periodici e straordinari, pubblicazioni cartacee “sensibili” in cui l’artista disegna, progetta la copertina, la pagina interna, la sequenza di immagini interna o ne concepisce la forma totale, come opera unica seppur ripetibile. La pubblicazione a volte diventa un contenitore aperto e collettivo capace di alternare più artisti nello stesso impaginato o in numeri diversi.
Il titolo della mostra Costruzione dell’Universo rimarca il ruolo importante e sorgivo della stagione delle avanguardie artistiche di inizio secolo (citando il Manifesto “Ricostruzione futurista dell’Universo”). Negli anni ’50 (inizio periodo di ricerca di questa mostra) questa attitudine utopica rimane viva e l’artista, liberandosi dal peso esistenziale dei conflitti mondiali, immagina una società “nuova” in costruzione, senza relitti e detriti, fatta di architetture viaggianti e spazi liberati, nuovi linguaggi, con un anelito per il vuoto, uno slancio verso la luce e il cosmo. Questo gesto esemplare e rivoluzionario ha bisogno di una letteratura istantanea, di una presa “reale” artistica che si esprime in pubblicazioni speciali e alternative al “quotidiano”. I risultati di questa tensione artistica producono pagine notturne, flash e bagliori di luce, composizioni enigmatiche o stralunanti, costellazioni poetiche in pagina e, quando subentra la dimensione del colore, impaginati psichedelici e di nuove gamme cromatiche; questi mezzi stampa propongono contenuti sperimentali e radicali, di un nuovo “surrealismo, moltiplicatore delle realtà infrasottili”.
Il percorso parte infatti dalle riviste “fuori data” View e Transition con due bellissimi progetti di copertina dell’artista-editor Marcel Duchamp, a testimoniare questa transizione e trasmissione tra movimenti e generazioni, per poi dipanarsi su una lunga traiettoria di 70 anni (1950-2020) con oltre 200 riviste d’artista.
Riviste in mostra
Actuel, Alfabeta, Amodulo, Ana etcetera, Art Review, Antipiugiù, Archigram, Archivo, Artfan, Artforum, Arti Visive, Art Rite, Art&Project bullettin, Aspen magazine, AUT.TRIB.17139, Avalanche, Avantgarde, Azimuth, Big Sky, Bit, Black Panther, Bollettino Beat, Brera Flash, Charley, Cobra, Continuazione A-Z, Continuous project, Control Magazine, Corrections and Clarifications, Data, Decoder, Defile, Dimanche, Dot Dot Dot, Ex, E il Topo, Evergreen, File, Flash Art, Forma, French Schmuck, Geiger, Grasso, Imprinting, Hardcore Architecture, Kaleidoscope, Ken, Kunst Zeitung, Inpiù, Interfunktionen, Inter-view, La città di Riga, Le streghe, Liberation, Lineastruttura, Linea Sud, Linea di Condotta, Lotta Poetica, Malebolge, Marcatrè, Made in, Magazzini Criminali, Mec, Mela, Metro, Metropoli, Newstar, Numero 4, Old News, Ominibus, San Francisco Oracle, Pantere bianche, Parkett, Permanent Food, PIM Public Illumination Magazine, Prospect, Provo, Provoke, Phantomas, Pianeta Fresco, Point d’Ironie, Purple Prose, Re Nudo, Quindici, Search & Destroy, Search for tomorrow, Senzamargine, Sette Aprile, Studio International, Situationist Times, Situazionismo, SMS Shit Must Stop, Suddeutsche Zeitung, Tam Tam, Technè, The Red Specter, Tool, Torazine, Transition, TriQuarterly, Typographica, The Happy hypocrite, The Magazine, The red specter, Ubu, Up, Uppercase, Vague, Verve, VH101, View, Vision, Zero, Zine press, Zut nella rivoluzione, X Motion Picture, Whole Earth Catalog, 80*81.
Orari di apertura: dal giovedì alla domenica 10.30-13 / 15.30-18
Contatti: tel. 366.6635287; e-mail: info@ciacfoligno.it; www.ciacfoligno.it
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In stampa il nuovo numero del nostro periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 32/34

In stampa il nuovo numero del nostro periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 32/34. Come sempre si tratta dell’espressione più alta del nostro impegno, di un altro importante tassello, un’altra importante tappa nel nostro appassionato percorso di indagine, analisi e scoperta nei diversi ambiti della Cultura (e delle Culture) e delle Arti. In apertura l’intervista a Claudio Fava, giornalista, scrittore, sceneggiatore, uomo politico di rara integrità morale, acuto testimone dei nostri tempi.
Arricchiscono e sostanziano questo nuovo numero triplo le rubriche di Questioni letterarie, Filosofia della Visione, Cinema e Cultura, Arte e Cultura, Teatro di figura, Poesia, Recensioni, Approfondimento, Appunti di Viaggio, Visioni senza cornice e le interviste a: Laura Giordani, Nicoletta Cambise, Giovanni Loscialpo, Enrico Vanzina, Roberta Bobbi, Adrienne Desbiolles, Gianpaolo Bottacin, Paola Maria Liotta, Pier Luigi Luisi, Francesca Cerutti, Federico Faggin, Valentina Baldazzi&Juliette Seina Deweze, Renzo di Renzo, Stefano Marinucci e Giovanni Montini…
il nuovo numero sarà disponibnile tra una decina di giorni, per info su ordini e disponinbilità scrivere a: redazione@cultiuraedintorni.it
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